La parola

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Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola

Siamo a un punto di svolta nel vangelo di Luca, che ci accompagna in quest'anno liturgico: Gesù inizia il suo cammino verso Gerusalemme, e l'espressione dell'evangelista, tradotta letteralmente, 'rese di pietra il suo volto', racchiude un'allusione al terzo canto del servo del Signore in Is 50.6-7: 'Ho presentato il dorso ai flagellatori … non ho sottratto il volto agli insulti e agli sputi … resi la mia faccia dura come pietra'.

Questa domenica viene a coincidere con la festa della natività di Giovanni Battista, ultimo profeta e primo testimone di Gesù messia: il passo evangelico proposto alla nostra meditazione è tratto dai primi capitoli del vangelo di Luca, noti come 'vangelo dell'infanzia', nei quali, come in un dittico, sono introdotte le figure del Battista e di Gesù, con un evidente parallelismo di scene (annunciazione angelica - nascita - circoncisione e imposizione del nome).

Riprendiamo, con questa domenica, la lettura continua del vangelo di Luca, che ci accompagna nel tempo ordinario di questo anno liturgico: il passo offerto alla nostra riflessione è una pagina propria del terzo vangelo, che non ha paralleli negli altri sinottici. Gesù partecipa ad un banchetto, in casa di un fariseo, Simone, probabilmente di alto livello sociale: non disdegna la compagnia dei notabili, non ha preclusioni sociologiche o religiose verso i farisei, è venuto per tutti, per mostrare a tutti, ricchi e poveri, peccatori e giusti, il volto sorprendente di Dio.

In questa domenica celebriamo il dono dell'Eucaristia, il sacramento della viva e reale presenza del Signore crocifisso e risorto con i suoi: il vangelo proposto è il racconto di Luca della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Un gesto di Gesù che ha particolarmente segnato la memoria degli apostoli e che è attestato in tutti i quattro vangeli. Perché questa insistenza?

In questa domenica non celebriamo un particolare mistero della vita del Signore Gesù, ma collochiamo davanti al nostro cuore il mistero stesso di Dio, quale si è svelato, sorprendentemente, nella storia della salvezza, e in modo definitivo, nella persona, nei gesti e nelle parole di Cristo: un Dio che è in se stesso comunione di persone, unite nell'essere, nella vita, nell'eterno scambio d'amore, un Dio unitrino, Padre, Figlio e Spirito Santo. È il mistero centrale della fede cristiana, che segna la vita dei credenti, fin dal gesto battesimale.

In questa domenica, nella quale celebriamo il mistero della Pentecoste, la discesa dello Spirito sulla Chiesa nascente, ascoltiamo due passaggi, tratti dai discorsi d'addio di Gesù, secondo la caratteristica testimonianza del quarto vangelo. All'interno di essi s'incontrano ben cinque promesse dello Spirito da parte di Cristo, nelle quali si profila l'azione che lo stesso Spirito realizzerà nella comunità cristiana di ogni tempo.

Il mistero che celebriamo in questa domenica, l'Ascensione del Signore Gesù al cielo, esprime in pienezza che cosa è accaduto nella Pasqua: Cristo risorgendo dai morti è entrato nella gloria del Padre, si è posto nel cuore stesso della realtà, in quella eterna profondità dell'Essere da cui tutto proviene. Ora è proprio Luca, nel suo vangelo e all'inizio degli Atti degli Apostoli, che racconta l'ultima apparizione del Risorto ai suoi, come segno visibile di questo mistero di gloria: 'Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo'.

Anche in questa sesta domenica del tempo pasquale, ascoltiamo un passaggio del grande discorso d'addio, che Gesù rivolge ai suoi discepoli, nell'ultima cena, e che ora è consegnato a noi, attraverso la parola dell'evangelista teologo. Un tema essenziale, che ritorna più volte in questi capitoli del quarto vangelo, è l'amore, come sintesi della nuova esistenza del discepolo: l'amore per Gesù, il Figlio che ama i suoi sino alla fine, l'amore del Padre per il Figlio e per i suoi amici.

Dopo l'uscita di Giuda dal cenacolo, nella notte del tradimento, l'evangelista Giovanni raccoglie il lungo discorso d'addio di Gesù, nel quale si aprono di fronte ai discepoli le profondità ultime del mistero di Dio, rivelato in Cristo; nel breve passaggio iniziale, proposto nella liturgia di questa domenica, è annunciato l'evento ormai prossimo della Pasqua, come duplice glorificazione.

La quarta domenica del tempo pasquale è segnata dalla figura di Gesù, presentato nel capitolo 10 del vangelo di Giovanni, come il buon pastore: il passo proposto alla nostra riflessione è, in realtà, un passaggio successivo alla proclamazione dell'allegoria del pastore (10,1-19); il contesto immediato è polemico, le parole di Gesù hanno suscitato opposte valutazioni tra i Giudei (10,19-21), i quali si rivolgono nuovamente a lui, provocando una risposta chiara: 'Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente' (10,24).