La parola

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Il commento alla seconda lettura della Liturgia della Parola

Il capitolo 21 del quarto vangelo è un'appendice, probabilmente aggiunta in un secondo tempo, ma sempre espressione autorevole della testimonianza del discepolo prediletto, e nella cornice dell'incontro del Risorto con un gruppo di discepoli, sul mare di Tiberiade, racchiude una grande catechesi sulla Chiesa, sulla comunità generata dall'evento pasquale.

La liturgia pasquale offre al nostro ascolto due brani paralleli, nella notte della grande veglia Luca 24,1-12 e nel mattino di Pasqua Giovanni 20,1-10. Nella testimonianza degli evangelisti c'è il riflesso fedele dell'esperienza inattesa e sconvolgente della scoperta del sepolcro vuoto: come noto, nessuno dei Vangeli canonici, a differenza degli apocrifi, racconta e descrive il fatto della risurrezione in sé, perché siamo di fronte ad un avvenimento nuovo, che trapassa i limiti della storia e del tempo.

In ogni vangelo, il racconto della passione e della morte di Gesù si distende con ampiezza e svolge una funzione essenziale: nella rievocazione delle ultime ore della vita terrena del Signore, gli evangelisti mostrano il senso profondo della croce. Luca, nelle scelte che caratterizzano la sua narrazione, da' rilievo a molteplici aspetti che possiamo, solo in parte, richiamare, nello spazio del nostro commento.

Il passo evangelico proposto alla nostra meditazione è tratto, in questa domenica, dal vangelo di Giovanni: in realtà, è un racconto che è stato inserito nel testo del quarto vangelo, ma come stile, come genere e come linguaggio appartiene alla tradizione dei sinottici, alcuni studiosi lo attribuiscono proprio a Luca, l'evangelista della misericordia. Al centro della narrazione, sembra esserci questa donna, colta in adulterio, condotta davanti a Gesù, da un gruppo di scribi e farisei, pronti ad eseguire la condanna della lapidazione, prevista dalla legge mosaica.

Nel capitolo 15 del suo vangelo, Luca raccoglie tre parabole, in una cornice particolare: mentre si fanno vicini a Gesù i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo, i farisei e gli scribi mormorano, scandalizzati; proprio contro questo scandalo miope, Gesù delinea l'agire stesso di Dio, nelle tre parabole, quasi a dire: 'Io agisco così, travolgendo ogni misura, perché così agisce il Padre, così si fa visibile il Padre nella sua sorprendente misericordia'.

Il passo evangelico di Luca, proposto in questa terza domenica del tempo forte della Quaresima, è chiaramente costituito da due parti, che l'evangelista ha unito, per comunicare un messaggio incisivo ed essenziale: un breve dialogo tra Gesù e alcuni Giudei, e una parabola che va letta in continuità con le espressioni precedenti.

Nella seconda domenica del tempo quaresimale, la Chiesa propone il mistero della trasfigurazione del Signore, evento di luce e di gloria, attestato nei tre vangeli sinottici (Mt - Mc - Lc); è bene inserire la narrazione di Luca, nel contesto della sezione, rappresentata dal cap. 9 del suo vangelo: il capitolo si apre con la singolare menzione del tetrarca Erode che, sentendo parlare di Gesù, è perplesso, incuriosito (9,7-9), tanto che desidera vedere Gesù, 'cercava di vederlo' (Lc 9,9).

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore!Oggi, prima domenica di Quaresima, vengo nelle vostre Comunità, durante la Celebrazione Eucaristica, per rivolgervi una breve omelia. In un certo senso prendo il posto dei vostri Sacerdoti, che saluto con stima e affetto per la fedeltà generosa nel servizio pastorale tra voi e per voi. Essi rappresentano Gesù Buon Pastore e rendono presente il Vescovo, Successore degli Apostoli, Padre e Pastore della Chiesa Particolare che è la Diocesi.

Proseguiamo, in questa domenica, l'ascolto del discorso della pianura, assai più sintetico rispetto al parallelo discorso del monte in Matteo (cc. 5-7): di fatto, Luca concentra la sua attenzione sulle beatitudini e sul comandamento dell'amore, come strada per imitare il Padre.

Proseguiamo, in questa domenica, l'ascolto del discorso della pianura, assai più sintetico rispetto al parallelo discorso del monte in Matteo (cc. 5-7): di fatto, Luca concentra la sua attenzione sulle beatitudini e sul comandamento dell'amore, come strada per imitare il Padre.