La parola
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33° domenica del Tempo Ordinario - anno C, Luca 21,5 -19

Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime

Nel vangelo di questa domenica ascoltiamo l'avvio del discorso escatologico, che Gesù pronuncia davanti allo spettacolo imponente del grande tempio di Gerusalemme: il tempio, segno della protezione sicura di Dio per Israele, conoscerà la devastazione completa, davvero 'non resterà pietra su pietra', pochi decenni dopo, quando le legioni romane di Tito nel 70 d.C. conquisteranno la città di Gerusalemme, distruggendo l'area sacra del tempio.

Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime

Nel vangelo di questa domenica ascoltiamo l'avvio del discorso escatologico, che Gesù pronuncia davanti allo spettacolo imponente del grande tempio di Gerusalemme: il tempio, segno della protezione sicura di Dio per Israele, conoscerà la devastazione completa, davvero 'non resterà pietra su pietra', pochi decenni dopo, quando le legioni romane di Tito nel 70 d.C. conquisteranno la città di Gerusalemme, distruggendo l'area sacra del tempio. Ma questa sciagura che Cristo vede profilarsi all'orizzonte, diventa un segno del travaglio che caratterizza la storia degli uomini, incamminata verso il compimento, nel ritorno glorioso dello stesso Signore. Perciò, alle domande poste dai presenti e che denotano una curiosità sul futuro, Gesù non risponde, ed anzi mette in guardia contro coloro che si presenteranno sotto il suo nome, annunciando d'essere il Messia o che il tempo della fine è prossimo: 'Non seguiteli'. Una messa in guardia, tuttora attuale, verso correnti di pensiero, di tipo apocalittico o catastrofista, che non mancano nei nostri giorni e che possono insinuarsi anche in ambienti cristiani, o presunti tali. Contro vane curiosità, contro pretese ispirazioni e rivelazioni sulla fine, il cuore di questa parte del discorso escatologico lucano è sul tempo presente, quello che appunto precede la fine, ed è caratterizzato da avvenimenti drammatici; Luca parla di guerre e rivoluzioni, di terremoti, carestie e pestilenze, di fatti terrificanti e segni grandi dal cielo, e sotto un linguaggio di tipo apocalittico, esprime il ripetersi di eventi e prove che accompagnano il cammino degli uomini, e che sembrano procedere in un crescendo, verso la conclusione della storia e la venuta del giorno del Signore, già preannunciato dai profeti in Israele. Ciò che interessa all'evangelista è mettere in luce questo carattere drammatico del tempo che precede la fine, e richiamare gli atteggiamenti di fondo che dovrebbero animare i discepoli nella prova della storia. Innanzitutto, Gesù mette in rilievo le persecuzioni che dovranno affrontare i suoi: 'metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno'; una persecuzione che assumerà la forma del tradimento e della delazione, perfino ad opera degli stessi famigliari, e che potrà giungere alla morte, in un clima di odio a Cristo: 'Sarete odiati da tutti a causa del mio nome'. Guardando alla storia della Chiesa di ieri e di oggi, queste parole del Signore, più volte, sono diventate carne e sangue, trovando una realizzazione alla lettera. Ma, queste contrapposizioni che incontrano i credenti, diventano occasioni per rendere testimonianza, in una logica di dono e di fedeltà totale a Cristo; nessuna ansia e paura, perché Gesù, il vivente, sarà sempre con i suoi amici e darà loro lingua e sapienza per difendersi, per controbattere, per dare testimonianza in ogni occasione, anche la più oscura. La lieta sicurezza della comunità cristiana nasce da questa promessa, che si è fatta esperienza di grazia, nella fragile vena dell'umanità dei discepoli, abitati e confermati dallo Spirito di verità e d'amore: da parte del Signore, c'è la certezza del suo non venire meno, e, in questo senso rimangono vere le parole conclusive: 'Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà'. Al di là delle sofferenze anche terribili che patiranno tanti cristiani nel cammino della storia, nulla andrà perduto, nessuna lacrima sarà dimenticata nel cuore del Padre. Ciò che allora risulta decisivo, e ciò che non può mai essere dato per scontato, è come i credenti attraverseranno la prova della loro fede: l'atteggiamento sintetico qui richiamato è la perseveranza, intesa come pazienza, come capacità di sopportare sofferenze e fatiche, ed in senso più attivo, come determinazione e fedeltà al Signore; la vera preoccupazione del discepolo non è sapere quando e come avverrà la fine della storia, ma accettare di vivere con intensità la sua ora, il suo presente, con le sue inevitabili oscurità e tragedie, come il tempo di una perseveranza vigilante e di una fedeltà viva e amorosa a Cristo e al suo vangelo. In questo modo la parola di Gesù non è tanto un annuncio della fine imminente, ma un appello a ridestare una fede, capace di portare il peso e la gloria del presente.

Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime
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