8xmille, a sostegno di migliaia di persone e di opere

Intervista a Daniela Diano, Vice Economa dell’Arcidiocesi

Continua l’impegno de Il Cittadino nella campagna di sensibilizzazione alla firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica. Questa settimana ne parliamo con Daniela Diano, Vice -Economa della Diocesi.

Daniela, torna anche quest’anno l’appuntamento con la campagna di sensibilizzazione alla firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica. Un gesto semplice che tutti possiamo fare, e che ha permesso alla Diocesi di erogare per il 2024 oltre 3milioni di euro, suddivisi fra interventi caritativi, esigenze di culto e pastorale. Chi può destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica e perché è importante farlo?
Possono destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica tutti i contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi, anche tramite il modello CU o 730 semplificato.
E’ importante sostenere la Chiesa perché significa sostenere le nostre radici storiche e culturali: è un modo concreto per non perdere la nostra eredità, per rafforzare il senso di appartenenza e per trasmettere alle nuove generazioni i valori del popolo italiano.
Da noi a Genova questo legame è ancora più evidente, perché a Genova la Chiesa non è mai stata solo istituzione religiosa: dal Medioevo in poi, la Chiesa e il Governo della Repubblica di Genova erano profondamente intrecciati. I Dogi giuravano davanti all’Arcivescovo, e molte delle famiglie nobili che guidavano la città (come i Doria, i Fieschi, i Grimaldi) sostenevano monasteri, ordini religiosi e opere caritative.
L’Arcivescovo di Genova è sempre stato una figura di mediazione, autorità morale e garante nei momenti di transizione politica e sociale.
Le fondazioni genovesi, molte delle quali sono antichissime ed ancora attive (come il Magistrato di Misericordia, fondato nel 1419, le Dame di Misericordia del 1428, le Opere Pie Riunite), sono una testimonianza concreta del radicamento della carità della Chiesa genovese nella storia civile della città.
Destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica, da noi a Genova è investire nel bene della nostra città.

Una parte cospicua dei fondi erogati è destinata agli interventi caritativi: mense, dormitori, emergenza abitativa comportano un grande impegno economico, ma sono servizi essenziali per far fronte ai bisogni delle persone e soprattutto alle nuove povertà…
È vero, una parte significativa dei fondi erogati dalla Diocesi viene destinata a interventi caritativi…Quello che spesso non si dice abbastanza è che la Chiesa supplisce a molte delle carenze strutturali dello Stato, operando secondo il principio di sussidiarietà, previsto anche dalla nostra Costituzione.
Il principio di sussidiarietà stabilisce che le istituzioni pubbliche devono sostenere le associazioni e le realtà del terzo settore, agevolandole e valorizzandole, ogni volta che queste sono in grado di rispondere in modo più efficace, diretto e capillare ai bisogni concreti della collettività.
Nel caso della Chiesa questo principio si traduce nel riconoscere e supportare la sua capacità di intercettare situazioni di disagio, attivare risposte tempestive e costruire percorsi di accompagnamento per persone e famiglie in difficoltà. La Chiesa lo fa con un’efficacia che lo Stato, per burocrazia e tempistiche, non riesce a garantire.
Eppure, questa sua opera è spesso data per scontata, e raramente viene riconosciuta come meriterebbe, sia in termini di supporti logistici, sia’ in termini economici. La Chiesa comunque continua ad agire in silenzio e cerca di non lasciare indietro nessuno.

Recentemente il Governo ha deciso di modificare in modo unilaterale le finalità e le modalità di attribuzione dell’8×1000 di pertinenza dello Stato. Il Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, si è espresso in maniera molto critica rispetto a questa scelta. Ci può spiegare in che modo questa decisione va ad incidere sull’attribuzione?
Per far capire bene quello che sta succedendo devo partire per forza con un preambolo: fino a oggi, sia la Chiesa che lo Stato avevano delle regole precise su come usare i fondi dell’8×1000:
Lo Stato poteva usare i fondi dell’8×1000 per cinque finalità specifiche: interventi straordinari per la fame nel mondo; calamità naturali (come terremoti o alluvioni); assistenza ai rifugiati; conservazione dei beni culturali; edilizia scolastica.
Anche la Chiesa deve attenersi a delle finalità ben definite, stabilite nel Concordato con lo Stato e nei successivi accordi. I fondi ricevuti vengono utilizzati per tre grandi ambiti: esigenze di culto e pastorale; sostentamento del clero; interventi caritativi in Italia e nei Paesi più poveri.
Recentemente il Governo ha cambiato le cose senza confrontarsi con nessuno, aggiungendo una nuova finalità per lo Stato: usare questi soldi anche per progetti contro le dipendenze, come la droga o l’alcol.
Sicuramente il tema è importante, certo, ma il problema è il metodo: lo Stato ha deciso da solo, mentre la Chiesa non può fare lo stesso.
Di fatto ha infranto il rispetto degli accordi pattizi e giustamente il Cardinal Zuppi lo ha fatto presente. Non solo: questo crea una disparità, perché il Governo si allarga e la Chiesa no.
Infine, il Presidente della CEI evidenzia come questa nuova finalità statale crei una forma di concorrenza sleale, in cui lo Stato, utilizzando le risorse dell’8×1000, potenzia enti e strutture proprie o private, andando a sovrapporsi a realtà ecclesiali che da anni svolgono questo compito con competenza ed esperienza.

Oltre 1 milione di euro è stato erogato quest’anno per le “esigenze di culto e pastorale”. C’è qualche opera finanziata che merita particolare attenzione?
In realtà, penso che meriti particolare attenzione non tanto la singola opera in sé, quanto l’indirizzo pastorale che la Diocesi ha scelto di seguire nel destinare queste risorse…questo è ciò che, a mio avviso, fa davvero la differenza.
Molti degli interventi realizzati rappresentano un impegno concreto che la Diocesi si è assunta nei confronti delle parrocchie per sostenerle nella loro missione pastorale nei territori in cui sono radicate.
In diversi casi si è trattato di sistemare situazioni complesse e delicate, dal punto di vista strutturale per permettere alle comunità parrocchiali di “abitare in sicurezza” la propria parrocchia e al Parroco di offrire luoghi accoglienti e familiari dove poter costruire un cammino sinodale.

Concludiamo con un invito a firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica…
Firmare per l’8×1000 alla Chiesa cattolica significa rispettare il proprio passato, renderlo presente e proiettarlo nel futuro.
Perché la Chiesa ha educato, curato, custodito, accolto. E continua a farlo ogni giorno, spesso in silenzio.
Firma anche tu per l’8×mille alla Chiesa cattolica… perché “dove c’è Chiesa, c’è casa”!