Chiesa e Mondo
Appello dei Vescovi italiani al Governo: non abbandonare le aree interne
Si è concluso martedì 26 agosto al Centro ‘La Pace’ di Benevento il Meeting dei vescovi di 11 Regioni della Penisola che con il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, hanno discusso sui temi dello spopolamento e delle criticità che interessano le aree interne e più fragili del Paese, condividendo buone prassi pastorali in varie realtà diocesane. Per la Diocesi di Genova, in rappresentanza dell’Arcivescovo, era presente Don Gianfranco Calabrese, Vicario episcopale.
Alla fine del convegno la lettera firmata dai presuli invita governo e Parlamento a non rassegnarsi allo spopolamento dei piccoli centri, ma a valorizzarne le potenzialità con politiche coraggiose e durature. È stato anche sottolineato il ruolo della Chiesa come presidio sociale, con l’auspicio di un dialogo costruttivo per costruire speranza e coesione.
Con parole decise, i firmatari contestano la prospettiva delineata dal Piano strategico nazionale delle aree interne, che arriva a descrivere lo spopolamento come un processo ormai irreversibile, da accompagnare più che da contrastare. Una visione che nel documento viene definita «un invito a mettersi al servizio di un suicidio assistito di questi territori», quasi a sancire la fine delle comunità locali invece che sostenerne la rinascita. Per questo, nella lettera si chiede un cambio di sguardo e di linguaggio: «Chiediamo che venga esplorata con realismo e senso del bene comune ogni ipotesi d’invertire l’attuale narrazione delle aree interne, sollecitando politiche non rassegnate ma coraggiose, capaci di ridurre le distanze e di restituire voce e futuro alle comunità». Accanto alla denuncia, il testo offre proposte concrete: «Si favoriscano esperienze di rigenerazione coerenti con le originalità locali e in grado di rilanciare l’identità rispetto alla frammentazione sociale; s’incoraggi il controesodo con incentivi economici e riduzione delle imposte, soluzioni di smart working e co-working, innovazione agricola, turismo sostenibile, valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, piani specifici di trasporto, recupero dei borghi abbandonati, co-housing, estensione della banda larga, servizi sanitari di comunità e telemedicina».
Nel documento viene ricordato che la comunità ecclesiale resta uno dei pochi presìdi capillari rimasti in queste zone: parrocchie, Caritas e associazioni sono quotidianamente impegnate nell’accompagnare le persone e nel promuovere coesione sociale. «Come vescovi e pastori di moltissime comunità fragili e abbandonate — sottolineano — non possiamo e non vogliamo rassegnarci alla prospettiva adombrata dal Piano strategico; risuonano anzi ancor più forti, dentro di noi, le parole del profeta: “Figlio dell’uomo, ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele”». In questo senso, anche le esperienze concrete sostenute con l’8xmille — dalle reti di infermieri di comunità ai servizi di taxi sociale, fino ai progetti per i giovani — diventano segni di speranza da custodire e valorizzare. Nella parte conclusiva della lettera, i firmatari lanciano un invito al confronto: «Ci auguriamo che queste nostre riflessioni, frutto di esperienze maturate sul campo, siano fatte oggetto di attenta riflessione da parte del governo e del Parlamento. Per questo, saremmo lieti di poter esporle in un dialogo sereno e costruttivo, qualora ciò si ritenesse opportuno».
