La parola
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13a domenica del Tempo Ordinario -anno C, Luca 9, 51-62

Ti seguirò dovunque tu vada

Siamo a un punto di svolta nel vangelo di Luca, che ci accompagna in quest'anno liturgico: Gesù inizia il suo cammino verso Gerusalemme, e l'espressione dell'evangelista, tradotta letteralmente, 'rese di pietra il suo volto', racchiude un'allusione al terzo canto del servo del Signore in Is 50.6-7: 'Ho presentato il dorso ai flagellatori … non ho sottratto il volto agli insulti e agli sputi … resi la mia faccia dura come pietra'.

Ti seguirò dovunque tu vada

Siamo a un punto di svolta nel vangelo di Luca, che ci accompagna in quest'anno liturgico: Gesù inizia il suo cammino verso Gerusalemme, e l'espressione dell'evangelista, tradotta letteralmente, 'rese di pietra il suo volto', racchiude un'allusione al terzo canto del servo del Signore in Is 50.6-7: 'Ho presentato il dorso ai flagellatori … non ho sottratto il volto agli insulti e agli sputi … resi la mia faccia dura come pietra'. Dunque, Gesù s'avvia per quella strada che lo condurrà a vivere la passione, l'opposizione delle autorità giudaiche: sarà lui ad incarnare la figura misteriosa del servo del Signore, annunciato nei testi del libro d'Isaia. La mèta di questo cammino, che chiaramente, per Luca, è ora aperto ad ogni discepolo, è indicata dalla parola iniziale del nostro passo: 'Mentre stavano compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato tolto dal mondo'; in realtà, l'evangelista usa un termine ambivalente, analempsis, che può significare sia la sottrazione violenta di Gesù, nella sua morte in croce, sia la sua ascensione gloriosa al cielo. Il Signore è in cammino verso questo mistero, verso quest'unico evento che abbraccia la croce e la gloria, la morte e la risurrezione, l'umiliazione e l'esaltazione presso il Padre: la ferma determinazione di Gesù di percorrere fino in fondo questa via verso Gerusalemme, è la sua disponibilità filiale, a compiere il percorso drammatico verso il Padre, per crucem ad gloriam. La stessa radicalità è proposta a chi vuole seguire il maestro, come appare evidente nelle scene successive del nostro passo: al primo ignoto che esprime il desiderio di seguire il maestro, dovunque egli vada, Gesù ricorda lo stato di piena itineranza della sua vita, lui è il Figlio dell'uomo che non ha dove posare il capo. Con queste parole non si allude tanto alla povertà o alla mancanza di mezzi, ma a questa condizione di permanente cammino, inteso in senso logistico e interiore; come figlio, completamente affidato al Padre, Gesù non ha sicurezze sue, non ha riposo, deve andare a Gerusalemme dove si compirà il disegno del Padre, nei giorni della sofferenza e della gloria. Disposto anche a incontrare il rifiuto, l'incomprensione, come è appena accaduto nel villaggio dei Samaritani. La seconda scena presenta un uomo, chiamato da Cristo alla sequela, come i discepoli più vicini, mentre nell'ultima scena, l'iniziativa parte nuovamente da un tale senza nome che vuole seguire Gesù: in entrambi i casi, però, Luca mette in luce la nettezza e la forza scandalosa della sequela di Cristo, perché nel primo caso, Gesù non permette nemmeno di compiere un'opera prescritta dalla legge, il dare sepoltura al padre, per indicare che ormai c'è qualcosa di più grande della legge, c'è la presenza viva del regno di Dio, da annunciare; nel secondo caso, alla richiesta dello sconosciuto di andare a salutare quelli di casa, Gesù oppone l'urgenza e la decisività di mettersi subito alla sua sequela, senza tentennamenti o incertezze: 'Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio'. Il contadino che vuole arare bene il suo campo, non può voltarsi indietro: così la novità assoluta di Gesù e della sua proposta non ammette che uno guardi altrove, volga altrove il suo sguardo. Nelle parole e negli atteggiamenti di Cristo, emerge così una pretesa inaudita, che non trova paralleli nella storia d'Israele, nessun profeta (nella prima lettura abbiamo l'esempio di Elia ed Eliseo), nessuno scriba o maestro della legge poteva avanzare una tale esigenza sui suoi discepoli, qui si profila la differenza cristiana, che continua a destare attrattiva e scandalo, fascino e resistenza nei cuori: Gesù è davvero unico e singolare nel suo essere, nel suo mistero, e al centro della vita di ogni discepolo, di ogni uomo toccato e conquistato da lui, c'è l'incontro con una Presenza che imprime una nuova direzione, che muove la libertà ad un'affezione totale, ad una sequela senza 'se' e senza 'ma'. La totale disponibilità che Cristo vive verso il Padre, nel suo viaggio verso Gerusalemme, si riflette nella docilità piena del discepolo a seguire il maestro, dovunque egli vada, senza indugi, con lo sguardo fisso al suo Signore.

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