Chiesa e Mondo
“Dilexi te”, la prima Esortazione Apostolica di Leone XIV

È stata presentata giovedì 9 ottobre in Vaticano la prima esortazione apostolica di Papa Leone XIV. Si intitola Dilexi te, “Ti ho amato” ed è declinata sul tema del servizio ai poveri nel cui volto troviamo “la sofferenza degli innocenti”. Un testo in 121 punti che sgorga dal Vangelo del Figlio di Dio che si è fatto povero sin dal suo ingresso nel mondo e che rilancia il Magistero della Chiesa sui poveri negli ultimi centocinquant’anni. “Una vera miniera di insegnamenti”.
Con questo documento Papa Leone si inserisce nel solco dei predecessori: Giovanni XXIII con l’appello ai Paesi ricchi nella Mater et Magistra a non rimanere indifferenti davanti ai Paesi oppressi da fame e miseria (83); Paolo VI, la Populorum progressio e l’intervento all’Onu “come avvocato dei popoli poveri”; Giovanni Paolo II che consolidò dottrinalmente “il rapporto preferenziale della Chiesa con i poveri”; Benedetto XVI e la Caritas in Veritate con la sua lettura “più marcatamente politica” delle crisi del terzo millennio. Infine, Francesco che della cura “per i poveri” e “con i poveri” ha fatto uno dei capisaldi del pontificato.
“La condizione dei poveri rappresenta un grido che, nella storia dell’umanità, interpella costantemente la nostra vita, le nostre società, i sistemi politici ed economici e, non da ultimo, anche la Chiesa”. scrive il Papa, facendo sua – aggiungendo alcune riflessioni – l’esortazione apostolica sulla cura della Chiesa per i poveri e con i poveri che Papa Francesco stava preparando negli ultimi mesi della sua vita, in continuità con l’enciclica Dilexit nos.
Numerosi gli spunti per la riflessione, numerose le spinte all’azione nella esortazione di Robert Francis Prevost, in cui vengono analizzati i “volti” della povertà. La povertà di “chi non ha mezzi di sostentamento materiale”, di “chi è emarginato socialmente e non ha strumenti per dare voce alla propria dignità e alle proprie capacità”; la povertà “morale”, “spirituale”, “culturale”; la povertà “di chi non ha diritti, non ha spazio, non ha libertà”
Nel testo, Leone cita tra l’altro la figura di Sant’Agostino come “luce sicura” per la Chiesa, l’attività di quest’ultima per la cura dei malati, attraverso gli ospedali cattolici definiti “ospedali da capo nelle zone di guerra”, l’opera di monaci come San Benedetto e degli Ordini mendicanti per contrastare “la cultura dell’esclusione”, l’attenzione alla liberazione dei prigionieri e alla condizione dei carcerati. Come ispirazione di fondo dell’esortazione apostolica, San Francesco d’Assisi, “icona” di questa “primavera spirituale”, la cui vita “fu una continua spogliazione”.
Ampio lo spazio che Leone XIV dedica poi al tema delle migrazioni. A corredare le sue parole, l’immagine del piccolo Alan Kurdi, il bimbo siriano di 3 anni divenuto nel 2015 simbolo della crisi europea dei migranti con la foto del corpicino senza vita su una spiaggia.
Il Successore di Pietro guarda poi all’attualità segnata da migliaia di persone che ogni giorno muoiono “per cause legate alla malnutrizione” (12). “Doppiamente povere”, aggiunge, sono “le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti” (12).
Non manca, nell’esortazione, un appello, rivolto ai politici e alla Chiesa, ad ascoltare i movimenti popolari, altrimenti “la democrazia si atrofizza”. “La carità è una forza che cambia la realtà, un’autentica potenza storica di cambiamento”, assicura il Papa, esortando ad avviare “con urgenza” ogni impegno per “risolvere le cause strutturali della povertà. Si tratta di ascoltare il grido di interi popoli, dei popoli più poveri della terra”.
Per il cristiano, i poveri non sono “un problema sociale”, ma “una questione familiare”: “Sono dei nostri”,non possono essere abbandonati al proprio destino. I poveri possono evangelizzarci, perché “ci fanno riflettere sull’inconsistenza di quell’orgoglio aggressivo con cui spesso affrontiamo le difficoltà della vita.
