Cammino sinodale, il percorso svolto e quello che attende la nostra Chiesa

D ove ci porta il Cammino sinodale di Genova? È utile, di tanto in tanto e forse ancor di più nella pausa estiva, unire i puntini del percorso fatto fin qui e intravedere l’orizzonte che si aprirà alla ripresa delle attività. Quanto alla pausa estiva, poi, è più apparente che di sostanza: il lavoro dell’équipe sinodale prosegue, sia a livello locale, con la preparazione dell’anno che verrà insieme al Consiglio episcopale, sia a livello nazionale, con la partecipazione agli incontri che conducono alla 3° Assemblea sinodale delle chiese che sono in Italia e al Giubileo delle Equipe sinodali, in ottobre. Per capire dove andremo, è giusto ricordare rapidamente la strada che abbiamo già fatto.

Quattro anni fa, aprendo la riflessione sinodale, il nostro Vescovo p. Marco ha consegnato a tutti noi una domanda: “Cosa dice lo Spirito alla nostra Chiesa di Genova, oggi?” e ha incaricato l’équipe sinodale di promuovere un ascolto prolungato e diffuso della comunità diocesana. Lo abbiamo potuto fare con chiunque ha voluto partecipare – quasi 10mila persone già nella prima fase, quella narrativa, e poi tutte quelle che hanno preso parte a decine di incontri cittadini nelle fasi successive – accogliendo l’invito di Papa Francesco a “parlare con coraggio e ascoltare con umiltà”. Ne è emersa con chiarezza la richiesta di una nuova forma di partecipazione alla vita della nostra chiesa locale, di corresponsabilità e formazione per tutti, in virtù del comune Battesimo e in chiave missionaria, per annunciare il Vangelo agli uomini e alle donne di oggi, incontrando la realtà concreta del presente.

Nessuno è stato escluso da questo confronto né all’inizio del percorso né in itinere fino ad oggi: chi ha voluto essere presente ha sempre potuto esprimere il proprio pensiero. Come ogni fase di passaggio, anche questo tempo di profondo cambiamento della vita della Chiesa ha potuto disorientare.

Il cambiamento non è imposto solo dalle circostanze. La fraternità di parrocchie e i team pastorali, che anche a Genova stiamo sperimentando in alcuni vicariati, sono modelli obbligati dalla penuria di preti o piuttosto, come crediamo, sono proposti per aprire le comunità parrocchiali alla reciproca collaborazione, per crescere nella consapevolezza che ogni battezzato è chiamato a condividere le risorse e a impegnarsi nel territorio ecclesiale e sociale in cui abita e, certo, anche per non lasciare soli i sacerdoti, necessariamente responsabili di più parrocchie? E comunità laiche più mature e coinvolte saranno motivo di disorientamento per noi pastori, quasi fossimo diminuiti nella bellezza della nostra vocazione e nell’essenzialità del nostro ministero o piuttosto, come crediamo, saranno un arricchimento spirituale, un sostegno più efficace, un alleggerimento da incombenze non canonicamente stabilite, con competenze e incarichi istituiti che non sostituiscono il prete ma lo accompagnano?
In questo orizzonte si è mosso il primo anno della “Formazione diocesana permanente per tutti”, che da novembre a maggio ha registrato 4.600 presenze, 5 relatori di rilievo nazionale di grande preparazione e respiro e, sopratutto, un forte desiderio di diventare adulti nella fede. E in questa prospettiva si muoverà la “Scuola Evangelii Gaudium” che partirà ad ottobre per la formazione degli “animatori di comunità”.

Sono i primi frutti del nostro percorso, che vanno raccontati perché potrebbero apparire scollegati o peggio casuali, quasi risposte momentanee. Invece sono puntini da unire sul Cammino sinodale, attuazioni della Lettera Pastorale verso il futuro.

Il Cammino non ha ancora risolto tutto e non è immune da limiti, la partecipazione non è ancora diffusa com’è necessario, le ricadute nelle parrocchie non sono ancora pienamente concrete, il dissenso deve essere ascoltato ancora un volta, le ragioni del cambiamento devono essere condivise una volta di più. Ma il dialogo fraterno è ancora e sempre il cammino migliore da percorrere.