Interventi di carità: erogato oltre un milione

Pippo Armas, Direttore Caritas: «L’8xmille è fondamentale per aiutare chi ha bisogno»

Giuseppe Armas è direttore della Caritas Diocesana di Genova. Tramite la Caritas, la Chiesa di Genova destina una quota parte dei fondi dell’8xmille per gli interventi caritativi, con la quale vengono promossi i Centri vicariali di Ascolto e altri servizi ecclesiali per le persone che vivono situazioni di povertà, emarginazione, esclusione sociale.

Pippo, qual è la dimensione dell’aiuto che arriva dall’8xmille?
La Chiesa Italiana ha diffuso i dati 2024 a metà giugno, pubblicati anche sulle colonne del Cittadino e reperibili sul sito www.8xmille.it, perché vi sia una restituzione puntuale e trasparente di ciò che viene fatto con quanto donato. L’impatto dell’8xmille sugli interventi di carità promossi dalla Chiesa di Genova è sostanziale: nel 2024 ammonta a 1.178.812 euro. Di questi, quasi 800.000 euro sono stati veicolati attraverso Caritas Diocesana e in particolare: 312.000 euro hanno raggiunto i Centri vicariali di Ascolto diffusi in tutta la Diocesi; 100.000 euro sono stati destinati a mense e dormitori; 20.000 euro all’accoglienza notturna per persone senza dimora di Posta Vecchia in Centro Storico, opera-segno del XXVI Congresso Eucaristico Nazionale svoltosi a Genova nel 2017; 17.000 euro al Punto Emergenza Pré. Ci sono poi alcune specifiche azioni che ogni anno Caritas promuove e coordina: l’Emergenza Abitativa, a cui sono stati riservati 40.000 euro; l’Emergenza Freddo, con 33.000 euro; le Scuole di italiano per persone straniere adulte, con 15.000 euro; gli interventi sul disagio giovanile, con 60.000 euro. La scelta dei contribuenti di destinare l’8xmille alla Chiesa Cattolica è divenuto tutto questo per farsi prossimi ai poveri, promuovere il loro percorso di vita, rafforzare reti di comunità che li sostengano. Come detto, quanto è veicolato tramite la Caritas diocesana è solo una parte dell’8xmille che la Chiesa di Genova destina agli interventi caritativi: il rendiconto completo pubblicato su questo giornale a metà giugno dettaglia tutte le cifre indirizzate a singoli enti ecclesiali, movimenti, realtà di solidarietà.

Il 16 giugno scorso Caritas Italiana ha diffuso i dati sulla povertà in Italia rilevata dalla rete Caritas. Quali dati emergono dai Centri vicariali di Ascolto genovesi? Su quali bisogni l’8xmille contribuisce a dare una risposta?
Nel 2024, i 32 Centri vicariali di Ascolto della nostra diocesi hanno incontrato 4.206 persone: per il 56% si tratta di donne, che spesso si fanno voce del bisogno di tutta la famiglia. Il 41% è rappresentato da italiani, di cui il 31% ha più di 65 anni, spesso pensionati a basso reddito e/o con figli a carico, anche adulti. Tra le persone straniere che si rivolgono ai Centri di Ascolto la nazionalità prevalente è quella marocchina, con il 22% del totale, seguita da Albania, Perù, Ecuador, Tunisia, Romania e Nigeria. Ci sono poi i dati forniti dallo Sportello di Accoglienza ospitato presso il Centro Banchi, che ha ascoltato 881 persone senza dimora o in situazione di grave marginalità, per il 65% uomini. Quanto ai bisogni espressi, il 47% di coloro che si rivolgono ai Centri vicariali di Ascolto denuncia la mancanza di occupazione o un lavoro povero, condizione che riguarda in misura maggiore le persone straniere rispetto a quelle italiane; il 29% patisce una povertà abitativa, ha difficoltà a far fronte alle spese di gestione della casa e a mantenere il diritto all’abitare. Questi sono i dati principali ma i numeri, pur necessari, rischiano di distrarre dalla dignità delle persone e dalla centralità dell’ascolto, a cui siamo chiamati per lasciar trasparire il Vangelo e vivere la prossimità che ci raccomanda. L’ascolto, praticato da volontari formati, fa emergere le radici dei problemi, che non riguardano solo la capacità economica di una persona o famiglia e le precondizioni che la determinano. L’ascolto ci restituisce una profondità maggiore e, ad esempio, fa emergere la solitudine come fattore e moltiplicatore di povertà. Gli italiani che chiedono aiuto sembrano in qualche modo ‘più soli’ rispetto agli stranieri e sono passati dal 42.5% del 2022 al 46.4% nel 2024.

Dunque la povertà crea solitudine?
Sì, ma non dobbiamo interpretarla come una tendenza a isolarsi delle persone povere, semmai come una tendenza della nostra società a creare solitudine. Ce lo ha spiegato bene Carlo Andorlini, docente di progettazione sociale presso l’Università di Firenze, nell’ultimo convegno delle Caritas della regione ecclesiastica ligure, il 1° marzo scorso: “Più che la povertà – ci diceva Andorlini – preoccupa l’impoverimento, che investe tutti e riguarda il piano relazionale, comunitario e del senso della vita. Un impoverimento sociale, di cui magari ci accorgiamo ma che non riusciamo a leggere nella sua gravità. I dati ci restituiscono una società di individui soli; la solitudine è diventata per molti anziani una costrizione e per molti altri una scelta di vita sommamente desiderabile, quasi fosse normalità. Impoveriscono il tempo e la qualità delle nostre relazioni con gli altri, impoverisce il lessico e la conseguente capacità di elaborare il pensiero, di tradurre le emozioni, di disinnescare la violenza.” Ecco perché farsi prossimi ai poveri non è solo risolvere un’urgenza economica ma è comprendere il nostro stesso impoverimento e porvi rimedio. I Centri di Ascolto e gli altri enti di carità, i volontari, i donatori e la stessa scelta dell’8xmille per la Chiesa cattolica sono segni della volontà di superare questa solitudine. Caritas Genova è chiamata ad educare la comunità ecclesiale, vicariale e parrocchiale, e a sollecitare la città perché esprimano e sostengano sempre di più forme comunitarie di vita, in cui condividere, compartecipare, sperimentare la comunione.