Il Vangelo di domenica 15 giugno

SANTISSIMA TRINITÀ – ANNO C

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

1 – Un pregiudizio ‑ Molti pensano alla Trinità come a un dogma impenetrabile o, peggio, a un tabù, di cui è meglio non parlare. C’è e basta! Nulla di più assurdo. Che cosa c’è di più facile a comprendersi e di più bello di un Dio‑Famiglia? E’ chiaro che questo termine va applicato alla Trinità con tutte le doverose distinzioni, ma rendiamoci conto che siamo stati creati proprio a immagine (della natura) e somiglianza (della vita personale) di Dio. La Trinità è tutto questo: un Papà (il Padre), un Figlio (il Verbo), uno Sposo (lo Spirito Santo) che si vogliono bene con un unico, identico e perfettissimo amore. Sono dunque tre ad amarsi, ma con un solo amore!

2 – Il peso della verità – Dice Gesù agli apostoli nell’ultima cena, alludendo proprio alla Trinità e al futuro della Chiesa: ‘Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso’. Questo peso della verità altro non è se non il modo di vivere di Dio. Nella Trinità, le singole Persone prendono dall’Altro (‘prenderà del mio e ve lo annunzierà’) perché tutto è comune. Si direbbe che sono una dentro l’altra perché condividono la stessa natura, pur con la distinta relazione di amore fra loro. Quale abissale differenza con il nostro modo di vivere! È così difficile riuscire ad ‘integrarci’ perfettamente con gli altri; ci accontentiamo di andare d’accordo, di non litigare… Talvolta ci respingiamo per rifugiarci nella privacy, e così siamo prigionieri della solitudine. Questo è il miracolo continuo dello Spirito Santo: farci uscire da noi stessi per far entrare dentro di noi tutta la realtà.

3 – Nel cuore di Dio ‑ Il cristiano è chiamato a vivere la sua vita, immerso nel cuore della Trinità come un figlio dentro la madre. ‘Abbiamo ottenuto ‑ dice S. Paolo ‑ di accedere a questa grazia, nella quale ci troviamo e ci vantiamo, nella speranza della gloria di Dio… perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori’. Ecco dunque l’obiettivo: essere una cosa sola con Dio e portare ‘lo stile’ della vita trinitaria nel mondo: famiglia, caseggiato, parrocchia, ambiente di lavoro, città… Per questo già S. Cipriano, il vescovo martire di Cartagine, definisce trinitariamente la Chiesa: ‘Popolo unificato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo – Plebs adunata de unitate Patris et Filii et Spiritus Sancti’. L’unità della Chiesa deriva direttamente dall’unità di Dio. 

4 – La somiglianza trinitaria – ‘E Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza’. E’ il testo magnifico della Genesi, che introduce l’atto divino di creare l’uomo. La natura dell’uomo è fatta a immagine della natura di Dio, la persona dell’uomo è fatta a somiglianza delle tre persone divine. E, in effetti, lo spirito umano rivela nel suo essere e nel suo funzionamento una stupenda struttura trinitaria. È la grande intuizione di S. Agostino: ‘Vorrei invitare gli uomini a riflettere su tre cose presenti in se stessi. Alludo all’esistenza, alla conoscenza e alla volontà umana. Io esisto, so e voglio, esisto sapendo e volendo, so di esistere e volere, voglio esistere e sapere. Come sia inscindibile la vita in queste tre facoltà e siano un’unica vita, un’unica intelligenza e un’unica essenza, come infine non si possa stabilire questa distinzione, che pure esiste, lo veda chi può. Ciascuno è davanti a se stesso, veda e mi risponda’ (Confessioni 13,11,l2).

5 – Il battesimo – Noi siamo stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Quello che era solo un’immagine nella creazione, diventa realtà nella Redenzione. Allora, credere realmente nella Trinità non significa solo credere che esiste un Dio-Trinità, ma che ciascuno è partecipe della stessa vita trinitaria; quindi è chiamato in qualche modo a vivere come vive la Trinità. Deve tuffarsi dentro al mistero! Forse la ‘strada’ più semplice è quella di pregare, unendoci al dialogo d’amore dei Tre. Proviamo a chiederci: Ma che cosa si diranno in questo preciso momento quei Tre? Così stiamo già entrando, in punta di piedi, nell’intimità trinitaria.