Il Vangelo di domenica 11 maggio

IV DOMENICA DI PASQUA – ANNO C
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,27-30In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

1 ‑ Il buon Pastore ‑ Gesù è colui che ha la missione di ‘pascere’ tutti gli uomini, cioè di salvarli dal male: li nutre a forza di verità e di amore, li raduna in una sola famiglia e li guida alla vita eterna. Chi sono le pecore di Gesù? Spiega S. Agostino: ‘Le sue pecore sono quelli che credono, che seguono il loro pastore, che non disprezzano il loro redentore, che entrano per la porta e ne escono trovando il pascolo della verità e partecipano alla vita eterna’ (Comm. Vg. Giovanni 48,4). In questo assomigliano già a Lui, l’agnello immolato per salvare il mondo, secondo le parole di Giovanni Battista: ‘Ecco l’Agnello di Dio, che toglie portando su di sé il peccato del mondo’.
2 ‑ I suoi pastori ‑ In questo compito di salvare le anime, Cristo risorto si fa visibilmente presente anche attraverso gli uomini, che ha costituito pastori‑con‑lui: il papa, i vescovi, i sacerdoti. Ma anche ogni cristiano deve sentirsi in qualche modo pastore degli altri, cioè responsabile della loro vita e salvezza. Nella misura in cui ciascuno è buon pastore di se stesso, è capace di guidare anche gli altri. Non si tratta di comandare, ma di servire; e neppure di saper parlare, ma di dare buon esempio. Oggi la Chiesa invita esplicitamente e individualmente tutti i laici – cioè i non sacerdoti o consacrati – a collaborare attivamente con i propri pastori in tutti i campi dell’apostolato e secondo la propria funzione: la catechesi, la scuola, le famiglie, il mondo del lavoro, la politica, l’assistenza ai poveri e agli ammalati, le emergenze sociali, le missioni…
3 ‑ La vocazione ‑ Chi accoglie veramente Cristo e accetta il suo modello di vita avverte l’esigenza di dire il suo ‘sì’ incondizionato all’invito del Signore per seguirlo nella stessa missione. Questa vocazione o chiamata è già implicita nel dono della vita e si esplicita con il battesimo: essa consiste nel servire con lo stesso amore totale di Cristo gli altri. Non ha certo la stoffa del chiamato chi fa professione di egoismo e di individualismo. Oggi sono ancora troppi i posti vuoti, che rallentano e paralizzano l’azione della Chiesa nel mondo. L’educazione cristiana, che inizia in famiglia, deve sensibilizzare i ragazzi e i giovani su questo punto fondamentale fin dai primi anni di vita. Agostino al riguardo ha inventato una formula felice: ‘Tutti pecore nell’unica Pecora, per diventare tutti pastori nell’unico Pastore’ (ivi 46,5).
4 – Provvedere al futuro ‑ Le vocazioni al sacerdozio e di consacrazione alla vita religiosa possono nascere solo in una famiglia e in una comunità cristiana, che prima pregano e poi vivono profondamente la fede in Gesù e nella vita cristiana. Ogni vocazione è il frutto di un lungo cammino di fede vissuta. La mentalità corrente purtroppo insidia una scelta di questo tipo nei giovani, che sono naturalmente generosi. Ora è assurdo pensare che essi scelgano questa strada solo per ‘rinunziare’ alla vita terrena, come è assurdo impostare la propria vita solo su valori personali e terreni. Infatti si può solo rinunziare a qualcosa di importante per ottenere il tutto! Avverte S. Giovanni Paolo II: ‘Non deve esistere alcun timore nel proporre direttamente ad una persona giovane o meno giovane le chiamate del Signore. È un atto di stima e di fiducia. Può essere un momento di luce e di grazia’. Il futuro del mondo e della Chiesa è legato indissolubilmente alla risposta generosa che subito ‑ senza differire oltre ‑ sapremo dare all’invito del Signore: ‘Eccomi, Signore, chiama me’!
5 – Due pensieri convergenti – S. Giovanni Bosco assicura che il Signore dona la vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata all’ottanta per cento dei ragazzi, mentre il gesuita e teologo francese del secolo scorso, il Card. Billot, ha scritto che l’ottanta per cento degli uomini vive… senza l’uso di ragione! La situazione attuale del mondo dà ragione o torto a questi due pensieri estremi?