Il Vangelo di domenica 1 giugno

ASCENSIONE DEL SIGNORE
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24,46-53In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

1 ‑ Non è un commiato ‑ L’Ascensione non significa affatto la fine della missione e della presenza di Gesù fra gli uomini, ma l’inizio di una nuova fase della salvezza, operata da Cristo insieme a noi per mezzo dello Spirito Santo. Questo è il senso delle ultime parole di Gesù, prima di salire al cielo: ‘Io sono con voi sino alla fine del mondo’. La Chiesa è la prova evidente di questa indefettibile sua presenza. Di fatto, Gesù rimane con noi in diversi modi attraverso il ministero apostolico (papa, vescovi, sacerdoti), il Libro della Parola, i sacramenti (battesimo, eucarestia, matrimonio, ecc.), la comunità umana.
2 ‑ Più in alto ‑ In realtà, con l’Ascensione è proprio l’uomo – attraverso la natura umana di Gesù – a salire con Cristo nel seno di Dio. Quindi noi, pur vivendo sulla terra, siamo già in cielo spiritualmente con Gesù. Unica è Maria ad essere già in cielo con Gesù in anima e corpo. La vita cristiana deve essere una continua ascensione verso il piano infinito di Dio, arricchita della pienezza umana e divina di Gesù Cristo, che gradualmente si realizza interamente in tutte le cose. ‘Noi veniamo da Dio: l’insaziabile desiderio di amore e di felicità che ci tormenta, altro non è che l’urgente appello del Padre celeste a trasformarci in Lui, a comunicare con Lui nell’infinita beatitudine, L’uomo così torna all’altezza originaria dove Dio lo aveva collocato: frustrazioni, disperazioni, conflitti, repressioni, angosce diverranno più facili da risolvere’ (N. Irala).
3 ‑ Sarete miei testimoni ‑ Con l’Ascensione inizia anche il nostro cammino nel nome di Gesù per le strade del mondo. Testimoniare è il termine esatto: noi non siamo solo i rappresentanti di Cristo, i suoi giornalisti, ma siamo coloro che lo impersonano: ‘Stupite – ci ripete S. Agostino – voi non solo siete cristiani, ma Cristo in persona’! Testimoniare significa allora ‘far vedere’ il nostro essere Cristo, mostrare in ogni nostro gesto la vita di Gesù, rivivere come Lui la stessa vicenda umana. Cristo allora ‘se ne va’ perché vuole far andare avanti noi. Lo dice un bel testo di un canto: Dio non ha né mani né piedi, né occhi né orecchi; noi siamo i suoi occhi, le sue mani, i suoi piedi.
4 – A che punto siamo ‑ Sono ancora troppo pochi i cristiani che ‘credono’ a tal punto da identificarsi in tutto e per tutto con Cristo. Dobbiamo renderci conto che ciascuno di noi è realmente un tutt’uno con Lui. L’identità cristiana è proprio questo: Io sono una cosa sola con Gesù Cristo. Forse non me ne rendo conto, ma tutti vogliono vedere in me Gesù: soprattutto i non credenti! Ovunque vada, lo porto con me e lo manifesto; Lui si serve anche di me per salvare il mondo. Impegniamoci sempre a dire e fare ciò che direbbe e farebbe Lui in quella data circostanza. Che cos’altro dobbiamo testimoniare agli altri, se non che Lui è in noi e noi siamo in Lui?
5 – Un programma di vita – S. Agostino lo compendia così: ‘Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo; con lui salga pure il nostro cuore’ (Discorso 263A,1). Sembra strano, ma non si può vivere bene sulla terra, se con il cuore non siamo già lassù. Quindi la tensione missionaria per elevare il livello della vita umana sulla terra è proporzionale alla tensione mistica che ci porta continuamente in cielo ad assaporare le realtà divine. I veri mistici sono gli uomini che vivono con il cuore in alto e i piedi ben piantati sulla terra. E la cosiddetta ‘mistica’ deve diventare la cifra normale per tutti: cercare le cose di lassù per importarle sulla terra, mettendole dentro alle piccole realtà del mondo. Allora il tempo si trasformerà nell’eterno, il finito nell’infinito. Così la dimensione sociale del cristianesimo è un tutt’uno con la sua dimensione trascendentale!