Migranti, sono nomi e non numeri

Celebrata a Coronata la 111ma Giornata del Migrante e del Rifugiato

Domenica 28 settembre il Campus di Coronata, storica sede della comunità di accoglienza migranti e richiedenti asilo, ha ospitato la 111ª edizione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, con una settimana di anticipo rispetto al calendario. È stata una occasione particolare per accogliere l’Arcivescovo che ha celebrato la Messa e ha potuto incontrare le persone accolte e operatori e volontari della cooperativa che gestisce la struttura.
Prima della celebrazione eucaristica, Don Giacomo Martino, Coordinatore dell’Ufficio Migrantes diocesano, prendendo spunto dal messaggio di Papa Leone “Migranti, missionari di speranza” ha voluto illustrare il significato profondo di questa giornata, dedicata a chi lascia la propria terra in cerca di un futuro altrove. «Ogni migrante ha un nome che lo identifica e non è un numero», ha detto Don Giacomo. «Senza nome siamo invisibili. Ce lo ha ricordato il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana leggendo, quest’estate, i nomi di 12.000 bambini morti nel conflitto in Terra Santa. E succede anche nella nostra Diocesi, quando nella celebrazione ‘Morire di speranza’, elenchiamo i nomi di tutti coloro che hanno perso la vita mettendosi in viaggio”. Prince, Emanuel, Saiud… nomi di ragazzi, di amici, di persone che hanno perso la vita nel tentativo di costruirsi un futuro lontano dal proprio paese di origine, in fuga da guerra e povertà. «Coronata è il nome di tutti i ragazzi», ha concluso Don Giacomo per descrivere il cuore del progetto che è alla base del centro di accoglienza.
Il giovane Prince, in lingua inglese, ha raccontato la sua esperienza tragica per arrivare in Italia. Dal Mali a Genova per garantire un futuro e un sostegno alla sua famiglia, Prince a sopportato un viaggio difficile e pericoloso, fatto di lunghe traversate nel deserto, di fame e sete, di paura. Solo la speranza e la fede in Dio lo hanno aiutato a salvarsi.
Nell’omelia della celebrazione, padre Marco ha richiamato il tema della speranza di cui aveva parlato il giovane Prince. «La Giornata del Migrante è stata istituita da Benedetto XV, Papa genovese, nel 1914, proprio per incoraggiare tutte le persone che a causa della guerra in atto dovevano lasciare le proprie terre. Oggi, le persone migrano anche per motivi ecnomici e climatici», ha aggiunto l’Arcivescovo.
Riprendendo il messaggio di Papa Leone, anche Padre Marco è tornato sul tema della speranza e della fiducia in Dio, che è alla base di tanti viaggi delle persone che migrano. «Persone che migrano perché intravedono la speranza in uno sviluppo umano integrale», in una possibilità di futuro e spesso di vita.
Rifacendosi alla sua esperienza come Generale dei Frati Minori Conventuali, l’Arcivescovo ha raccontato alcuni episodi vissuti in altri continenti, dove la fede cristiana è una minoranza e dove le strutture sono completamente diverse. Dall’Asia alla Amazzonia, Padre Marco ha raccontato modelli di Chiesa bella proprio per le sue differenze. «C’è qualcosa di profondissimo che ci accomuna e ci fa sentire tutti fratelli e sorelle, ed è la fede in Dio».
La Giornata si è conclusa con un bel momento conviviale insieme, segno di fratellanza e amicizia.