Cultura
Catechesi nell’arte – Santa Rita da Cascia, storia e culto

Molta parte della vita di Rita risulta oscura dal punto di vista della documentazione storica. Tra le pochissime fonti più o meno coeve, si annoverano l’iscrizione e le immagini dipinte sulla “cassa solenne” (datata 1457), il Codex miraculorum (elenco di miracoli registrato dai notai su richiesta del comune di Cascia, preceduto da una breve biografia scritta dal notaio Domenico Angeli, anch’essa del 1457), e una tela a sei scomparti con episodi della vita (1480 circa). La prima ricostruzione agiografica completa a noi giunta risale soltanto al 1610, ad opera di padre Agostino Cavallucci, agostiniano. Su tale testo si modelleranno tutte le successive biografie della santa. Cavallucci si basò sulla tradizione orale (in particolare quella interna al monastero di Cascia e quella degli abitanti di Roccaporena), e sulle poche fonti iconografiche precedenti, probabilmente servendosi, per il resto, di topoi agiografici consolidati. Il luogo di nascita è concorde per Roccaporena, una frazione montagnosa a circa cinque chilometri da Cascia (provincia di Perugia), all’epoca uno dei castelli ghibellini facenti parte del contado del comune di Cascia. Le date di nascita e morte sono incerte. La data di nascita, in particolare, dipende dall’anno in cui si indica la morte, ovvero il 1447 per alcuni o il 1457 per altri, dopo quarant’anni di vita monacale.Papa Leone XIII, in occasione della canonizzazione di Santa Rita, sostenne le date 1381 e 1457. Secondo le biografie tradizionali, Rita nacque da Antonio Lotti e Amata Ferri, genitori già anziani, molto religiosi, nominati dal Comune come “pacieri di Cristo” nelle lotte politiche e familiari tra guelfi e ghibellini, e in discrete condizioni economiche, come proprietari di terreni agricoli.

I genitori, come era d’uso, la indirizzarono molto presto verso il matrimonio; Rita sposò quindi Paolo di Ferdinando di Mancino (o Mancini), forse un ufficiale della guarnigione di Collegiacone, descritto tradizionalmente come un uomo orgoglioso ed irruente, appartenente alla fazione ghibellina. Dopo alcuni anni di matrimonio, Paolo Mancini venne ucciso — probabilmente da suoi ex-compagni, a causa di rancori passati ed accuse di tradimento — mentre rincasava in piena notte. Tuttavia, Rita non serbò odio, anzi perdonò gli assassinie pregò anche per i suoi due figli che, come era costume del tempo, probabilmente stavano pensando alla vendetta. Abbandonata anche dai parenti del marito, Rita decise di prendere i voti ed entrare nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena, a Cascia. Chiese per tre volte inutilmente il noviziato, che le venne rifiutato per ragioni non chiare; alcuni biografi pensano che rappresentasse un ostacolo la presenza di una parente del marito tra le monache, rancorosa poiché non fu vendicato. Tuttavia, con tenacia, fede e preghiera, Rita convinse la famiglia Mancini ad abbandonare ogni proposito di vendetta. Dopo aver riconciliato i Mancini con le fazioni degli assassini, Rita riuscì ad entrare in monastero intorno al 1407. Secondo la tradizione agiografica che si rifà alla biografia di Cavallucci, Rita, in piena notte, venne portata in volo dal cosiddetto “scoglio” di Roccaporena (altura dove andava spesso a pregare) fino dentro le mura del monastero di Cascia dai suoi tre santi protettori (Agostino, Giovanni Battista e Nicola da Tolentino. Secondo la tradizione devozionale, la sera del Venerdì Santo 18 aprile 1432 (o 30 marzo 1442 secondo un’altra tradizione), ritiratasi in preghiera per la Passione di Gesù, dopo aver ascoltato la predica di fra’ Giacomo della Marca, avrebbe ricevuto una spina dalla corona del Crocifisso, che le si sarebbe conficcata in fronte. L’evento è uno dei pochi della vita della monaca esplicitamente ricordato nell’iconografia quattrocentesca pervenutaci e nel breve testo dipinto sulla “cassa solenne” (1457), nel quale si legge “quindici anni la spina patisti”. La stigmata sulla fronte e la precaria salute la obbligavano a non spostarsi da Cascia. Tuttavia, si narra che nel 1446 volle partire per Roma, per assistere alla canonizzazione del predicatore agostiniano Nicola da Tolentino. La badessa era contraria per via della ferita purulenta sulla fronte, ma essa scomparve il giorno prima del pellegrinaggio, così che Rita poté partire. Rita rimase malata a letto per molto tempo. Secondo la tradizione devozionale seicentesca, nell’inverno prima di morire Rita mandò sua cugina a prendere una rosa e due fichi nel suo orto a Roccaporena. La cugina, incredula, pensava che delirasse, ma effettivamente trovò tra la neve la rosa rossa e i fichi richiesti, segni interpretati come la salvezza e il candore dell’anima di suo marito e dei suoi figli. Inoltre, la tradizione seicentesca lega strettamente Rita alle api, e dice che come apparvero api bianche sulla sua culla, così apparvero api nere sul suo letto di morte. Sulla base di questi racconti, le api, le rose e la spina sono diventati gli attributi iconografici più frequenti della Santa. La rosa, negli ultimi giorni della sua vita, nell’inverno del 1456, santa Rita, malata e impossibilitata a spostarsi, chiese a una sua parente che venne a farle visita di portarle dei fichi e una rosa dalla casa paterna, per farne dono alle consorelle: la richiesta parve alla parente frutto del delirio a causa della stagione, ma una volta rincasata trovò esattamente ciò che Rita aveva chiesto e tornò da lei. Gli attributi iconografici che ci raccontano la storia della santa sono: le api, in un episodio della sua infanzia alcune api circondarono la sua culla senza nuocerle, un contadino ferito in cerca di aiuto le passò vicino e vide le api che ronzavano vicino alle labbra della santa, temendo che potessero pungerla cercò di mandarle via e in quel momento venne guarito; la vite, alla novizia Rita venne chiesto di annaffiare ogni giorno e per un anno una vite ormai secca presente nel monastero, per obbedienza: con il tempo la pianta riprese prodigiosamente a vivere; la spina, Il desiderio di essere compartecipe ai dolori di Cristo crocifisso fu esaudito: mentre pregava davanti al Crocifisso, dalla corona di spine di Gesù se ne staccò una, che si conficcò nella fronte di Rita, provocandole una ferita che mai si rimarginò. Questo episodio può essere rappresentato anche con gli attributi della piaga sulla fronte, del crocifisso e della corona di spine; e l’anello nuziale e il rosario che si trovano ancora nella sua cella. La monaca agostiniana si spense la notte del 22 maggio 1447 (o, per Papa Leone XIII e per altri, 1457).