Genova e Liguria
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Sanità ligure: quali azioni per il futuro?

Intervista ad Angelo Gratarola, assessore regionale alla Sanità

Sanità ligure: quali azioni per il futuro?

Angelo Gratarola è assessore regionale alla Sanità da due mesi. In prima linea negli anni difficili del Covid - sia tra i pazienti sia in cabina di regia - ha una grande preparazione nel campo dell’emergenza urgenza tanto in ospedale, al S. Martino di Genova, quanto in Alisa. Ora, da dietro la sua scrivania al quinto piano di Regione Liguria, il grande paziente che è chiamato a curare è il sistema sanitario ligure.

Lo abbiamo intervistato su alcune questioni calde: crisi del personale, centrali 118, convenzioni con i privati.
Pochi medici, pochi infermieri. Come pensa di risolvere la crisi legata alla carenza del personale?
Bisogna agire fin da subito. Primo, mettendo mano ai contratti. Bisogna avere il coraggio di affrontare il problema degli stipendi, che devono essere diversificati in maniera significativa per coloro che lavorano in determinati ambienti che oggi non sono considerati appetibili. Non briciole, non piccole somme, devono essere differenze sostanziali, così da garantire a chi vuole avvicinarsi al mondo dell’emergenza emolumenti che ne giustifichino lo sforzo. Altrimenti i nuovi medici continueranno a cercare lavori meno impegnativi, con meno notti negli ospedali, festività meno cariche, poca conflittualità, ecc. Le cose più rare si pagano di più, questo deve essere un cambio culturale per il nostro Paese. Anche per evitare o limitare il ricorso alle cooperative. Non ho nulla contro le cooperative, ma ritengo che siano completamente deconnesse dal tessuto sanitario della regione e oggi hanno un costo di mercato elevato.

Assessore, in questi giorni è tornato alla ribalta il progetto di rivisitazione delle centrali operative 118. Qual è la sua idea in merito?
Questo è un finto problema. Noi abbiamo 5 centrali operative che in realtà sono dei centralini telefonici. Chi chiama il 118 trova dall’altra parte un medico, degli infermieri e dei tecnici formati: persone che localizzano il paziente, lo intervistano e capiscono quali sono i problemi. Al termine, decidono se mandare l’ambulanza, l’automedica o entrambe. In linea del tutto teorica, uno potrebbe avere una sola centrale operativa: basta potenziarla e garantire il numero di operatori per avere i giusti tempi di risposta. Certo, una non basta, perché potrebbe esserci un sovraccarico o un qualche problema di tipo tecnico con la necessità di traboccare su altre strutture. La Regione Lombardia, che conta quasi 11 milioni di persone, ne ha cinque, tante quanto noi. Noi dovremmo arrivare ad averne tre: una al centro, una a levante e una a ponente. Dove mettere quella al centro è semplice, dove mettere le altre vedremo. Guardi, è un finto problema: i cittadini non se ne accorgerebbero nemmeno. Perché uno telefona e viene smistato alla centrale di competenza, che risponderebbe come sta peraltro facendo adesso.

Cosa pensa invece del ricorso ai privati nella sanità ligure?
Privato o pubblico che sia, a me poco importa se concorre alla salute dei cittadini, purché – entrambe – rispettino le regole di ingaggio e garantiscano i livelli stabiliti. Insomma, l’importante è che il livello di assistenza sia lo stesso. Faccio un esempio: un paziente di Milano che va a farsi curare all’ospedale pubblico Niguarda oppure va nel colosso privato dell’Humanitas non gli cambia nulla, non sa neanche chi sia il proprietario dall’altra parte, perché gli interessano risposte di livello e di qualità. E sentir dire che Regione Liguria sta cedendo al privato chissà cosa… vorrei ricordare che la nostra Regione è tra quelle che hanno il più basso valore di sanità privata, poco più dell’11%, poco più della Toscana che ha il 10,7%. Poi comunque, dentro la sanità privata, ci sono uomini e donne che tutte le mattine si alzano come fanno i loro colleghi delle strutture squisitamente pubbliche per portare a casa ciò che serve a mantenere le loro famiglie e vanno per fare il proprio lavoro: curare le persone.

Fonte: Il Cittadino
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