Genova e Liguria
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Leonardo: “Automazione” deve rimanere a Genova

Lavoratori in mobilitazione per mantenere il sito. Attesa dei fondi “Recovery”

Leonardo: “Automazione” deve rimanere a Genova

Martedì 11 maggio, presso la Sala Chiamata del Porto, si è tenuta la tavola rotonda: “Dall'Elsag alla B.U. Automation di Leonardo: una risorsa industriale della città”. L’evento, organizzato dalle Segreterie Generali Fim Fiom Uilm, ha visto la partecipazione trasversale di Istituzioni locali e parlamentari.
I lavoratori di Leonardo in questi giorni sono mobilitati per difendere la permanenza dell'Automazione all'interno del perimetro dell’azienda e il conseguente mantenimento del sito di Genova. Sono stati invitati a partecipare, in rappresentanza della Chiesa genovese, i cappellani del lavoro cui è affidata Leonardo: don Mario Passeri e don Mauro Mazzone.
Automazione nasce dalla storica S. Giorgio come polo innovativo, passa poi in Elsag nel 1969, come divisione postale, ha diversi siti in Italia e all’estero e si sviluppa grazie alla messa a punto di un sistema per automazione bagagli e smistamento pacchi negli aeroporti. Ai tempi di Finmeccanica - 2010 - su Genova c’erano 7.000 addetti; oggi 1.700  e in Automazione oggi gli addetti sono 400.
L’incontro della Sala Chiamata è stato occasione per approfondire la necessità di salvaguardare tale business, quel poco che resta dell’industria che per anni ha caratterizzato la nostra città. Cedere una realtà come Automazione per i problemi di budget della Corporate, ha dichiarato Bruno Manganaro, Segretario Generale Fiom Genova, non ha senso perché Leonardo potrà accedere ai finanziamenti del recovery fund quindi potrà investire in Ricerca e Sviluppo e permettere ad un settore di fatto in crescita di consolidarsi e svilupparsi. Inoltre Automazione ha una solida posizione di mercato, è presente negli aeroporti di Parigi, Monaco, Zurigo, Spagna, ha contratti con Amazon e Dhl, impiega diverse aziende dell’indotto, segue l’e-commerce, la logistica quindi, oltre al mercato, ha la tecnologia. Una partnership esterna mette a rischio il sito di Genova.

Allora perché cedere?
Il tema cessioni o “esternalizzazioni” è di rilevanza nazionale perché si inserisce nel contesto di una strategia di Leonardo volta a cedere le attività legate al civile mentre, sarebbe auspicabile, mantenere difesa e civile e difendere il know how acquisito in settori comunque strategici. Operazioni di questo genere, a Genova hanno portato sempre drastiche diminuzioni a livello occupazionale. Anche quando non si è lasciato per strada nessuno, anche quando sono state date tutte le garanzie, i posti di lavoro persi non sono stati più recuperati.

Le aziende hanno necessità di diversificare il business per crescere e creare occupazione, per essere motore di sviluppo per il paese, ma se continua a mancare una chiara politica industriale nazionale, senza investimenti importanti per l’innovazione, continuando a cedere comparti strategici, la Liguria, Genova e il Paese impoveriscono.

Una storia che si ripete: Elsag Bailey, AEN, Postel hanno avuto un destino comune: sono state cedute, anche a partner italiani è vero, ma con esse grandi competenze, innovazione, manager hanno lasciato Genova e ciò che è rimasto non ha dimensioni tali da competere con i grandi player internazionali. È importante non ripetere questi errori e avviare un tavolo di concertazione per giungere ad un accordo.

Nell’indirizzo di saluto rivolto ai partecipanti, il cappellano del lavoro don Mario Passeri ha ricordato come la professionalità e laboriosità dei lavoratori di Automazione ha fatto crescere la divisione fino alla grande realtà di oggi. Don Passeri ha auspicato un “fattivo interessamento per la permanenza e il consolidamento della B. U. Automazione a Genova.”, specialmente in vista dei preoccupanti scenari che si presenteranno dopo il Covid.

“La Chiesa genovese – ha concluso - come sempre, e lo testimonia la nostra presenza qui, è intervenuta nelle sedi competenti secondo le sue proprie modalità, affinché la Città e il Paese non perdano questo prezioso segmento del suo patrimonio industriale e tecnologico”.

Fonte: Il Cittadino
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