Comunità diocesana
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Verso una teologia popolare

Intervista a Mons. Staglianò, Presidente della Pontificia Accademia di Teologia e Vescovo Emerito di Noto

Verso una teologia popolare

In occasione della presentazione del libro “Alla stazione successiva. La giustizia ascoltando De Andrè” abbiamo intervistato Mons. Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia, che ha curato la prefazione del volume.

Eccellenza, cos’è la teologia e quanto è importante oggi studiarla e approfondirla?

La teologia si definisce come scienza della fede. È stato soprattutto San Tommaso d'Aquino a costituirla in maniera chiara e decisa come scienza e sapienza. Ha a che fare con un sapere che è un sapore, un gusto di vita e questo sapere in realtà non è della teologia, ma è del Vangelo che la fede accoglie. Ecco, per cui credendo noi veniamo a sapere che Dio ha creato il cielo e la terra, il Dio creatore. Questo è il sapere della fede, e questo è importante per la vita e per la vita di tutti.
E questo deve potersi dire, in ogni epoca, in ogni tempo, anche se cambiano la cultura e i linguaggi. Quel sapere di 2000 anni fa che si è tramandato nella tradizione della Chiesa ha bisogno continuamente, in ogni epoca, di essere espresso secondo il linguaggio del tempo alla stessa maniera. Ha bisogno di essere detto e comunicato nel linguaggio del popolo, perché il Vangelo è destinato a tutti. Allora ecco il servizio della teologia, che è scienza della fede, richiama cioè l’uso della testa, invita a ritornare a pensare per stabilire intelligentemente relazioni significative tra una cosa che credi e quello che vivi.

Quanto è necessario che si diffonda per vivere il laicato e il servizio nella Chiesa?

La teologia è materia anche per chi non crede? La teologia viene ovviamente studiata da quelli che devono diventare preti e dai fedeli laici che devono insegnare
religione cattolica. Però è bene ribadire che la teologia non si studia per qualche cosa. La teologia si studia per ritornare a pensare la fede, Ecco ritornare a pensare vuol dire desiderare che la propria fede maturi in maggiore consapevolezza e testimoniarla in maniera più adeguata.

L'intervista integrale è pubblicata su Il Cittadino n. 12.

Fonte: Il Cittadino
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