Mostra evento dedicata a Maragliano

Da novembre fino al 10 marzo 2019, nello spazio un tempo occupato dal Teatro del Falcone a Palazzo Reale, si potrà visitare la mostra intitolata ad Anton Maria Maragliano, il grande scultore genovese vissuto dal 1664 al 1739, fondatore di una delle più fruttuose e fortunate botteghe di artisti scultori del legno in Liguria. La mostra nasce a seguito del lavoro capillare che il curatore, Daniele Sanguneti, ha svolto nell’arco di quasi venticinque anni, individuando e studiando le opere del maestro, e promuovendo, grazie soprattutto al sostegno finanziario della Compagnia di San Paolo, importanti restauri per gran parte delle opere esposte.

Maragliano, figlio del falegname Bernardo, iscritto alla corporazione dei bancalari, fu insieme a Domenico Piola e a Filippo Parodi, suo cognato, importatore a Genova dell’arte scenografica di Gian Lorenzo Bernini. La sua arte è conosciuta soprattutto grazie alla moltitudine di crocifissi processionali che sono conservati negli oratori e nelle chiese liguri, ma la sua attività spaziò su differenti soggetti e su complesse casse processionali che raccontano visioni, sacrifici di Santi, e tante bellissime e delicate Madonne con altrettanti dolci Bambin Gesù in braccio. Fu l’artista più apprezzato del tempo: la sua arte, meno costosa della lavorazione del marmo, permetteva di potere soddisfare diverse committenze, tanto che la sua fu una bottega organizzata che durò nei decenni a seguire al sua morte.

La mostra si svolge con un iniziale andamento cronologico che evidenzia le prime opere eseguite del Maragliano e prosegue affrontando la copiosa produzione, raggruppandola per tematiche iconografiche. In questo susseguirsi di immagini coinvolgenti sono inserite molte sculture provenienti dalle chiese e dagli oratori dell’Arcidiocesi di Genova, offrendo la possibilità al pubblico che visiterà la mostra di potere ammirare da vicino dei veri tesori artistici e spirituali. 

*Ufficio Beni Culturali Diocesi di Genova

Sulla versione cartacea de Il Cittadino la versione integrale dell’articolo con numerosi riferimenti alle opere in mostra