Catechesi nell’arte – San Martino di Tours

In Europa si intende quel particolare fenomeno meteorologico per cui il periodo intorno all’11 novembre è spesso contraddistinto da cielo sereno e temperatura in aumento. La leggenda vuole che il tempo, da freddissimo, sia divenuto mite in seguito alla donazione, da parte di Martino, di metà del proprio mantello a un mendicante. La notte seguente gli apparve in sogno Gesù Cristo che diceva agli angeli: “Martino, il quale ancora non è che un catecumeno, mi ha coperto con la sua veste “. Quest’atto di carità, che avrebbe compiuto quando era un giovane soldato ad Amiens, ha ispirato il motivo iconografico più frequente nei dipinti e sculture a lui dedicati. Lo hanno raffigurato nell’atto di tagliare il mantello, mentre sta su un cavallo bianco, tra gli altri pittori, El Greco (nel 1597), Antoon Van Dyck (nel 1618), Gustave Moreau (nel 1882), Vittore Carpaccio (nel polittico di Zara, 1480-1490) e Mattia Preti (nello Stendardo di San Martino al Cimino, realizzato nel 1650 per i Pamphilij).
Nei loro dipinti la ricca armatura di Martino e il suo mantello rosso (solo El Greco lo propone verde) sono contrapposti al mendicante che è quasi nudo. Girolamo da Santa Croce, allievo di Giovanni Bellini, lo ha raffigurato in una tavola del 1527 (nella chiesa di San Martino a Luvigliano, in provincia di Padova) sempre con la stessa iconografia, ma insieme ad altri santi, mentre in alto appare Cristo con la metà del mantello donatogli.
Nato a Sabaria, in Pannonia (l’attuale Ungheria), nel 316, “Martinus”, il cui nome richiamava il dio Marte, intraprese molto presto la carriera di soldato, che abbandonò però dopo qualche anno per dedicarsi alla vita religiosa, come racconta il suo primo biografo Sulpicio Severo (amico dello stesso Martino) nella Vita Martini. Si ricorda, infatti, che quando Giuliano riunì a Worms un esercito per combattere i Germani, Martino, che si era da poco fatto cristiano, si rifiutò di combattere con le armi e Giuliano lo accusò di codardia. Allora Martino si offrì di marciare davanti all’esercito senza armi nel nome di Cristo. Ma non ce ne fu bisogno, perché i Germani stipularono una pace inaspettata con l’imperatore. Di lì a poco Martino si ritirò a vita eremitica, finché il vescovo Ilario non lo chiamò a Poitiers, dove lo ordinò esorcista e in seguito sacerdote. Seguirono anni di peregrinazioni per l’Europa. Cacciato dagli ariani, andò nell’isola ligure di Gallinara, in seguito arrivò a Roma in pellegrinaggio e a un certo punto si ritirò a Ligugé, presso Poitiers, dove fondò nel 361 il primo monastero occidentale. Nel 371 fu eletto vescovo di Tours, ma i cittadini di Tours, secondo quanto si racconta, dovettero ricorrere a uno stratagemma per fargli abbandonare la vita eremitica. Gli mandarono un certo Rustico, che lo implorò di recarsi dalla moglie malata, quindi sulla strada lo catturarono con un’imboscata e lo portarono in città acclamandolo vescovo. Morì a Candes durante un viaggio il 9 novembre del 397 e fu sepolto a Tours l’11 novembre alla presenza di una folla incredibile di fedeli. Simone Martini ha realizzato tra il 1313 e il 1318 un importante ciclo pittorico relativo a San Martino nella chiesa inferiore di San Francesco ad Assisi.