Cultura
Catechesi nell’arte – San Leonardo Abate
Il calendario, nella giornata del 6 novembre ci porta a ricordare San Leonardo Abate nacque Orléans, 496 circa e morì a Noblac, 6 novembre 545 o forse 559. Leonardo nasce in Gallia da una famiglia di nobili franchi, nel “castrum vendonicense” o castello di Vandôme, nel villaggio di Corroi presso Orléans, all’epoca dell’imperatore Anastasio I Dicoro (491-518).
Suo padre pare fosse re Rumonio che avrebbe aiutato Clodoveo, re dei Franchi nella battaglia contro Siagrio nel 486.
Della giovinezza di Leonardo non si hanno molte notizie. Si sa solamente ch’egli giovanotto rifiuta di dedicarsi alla carriera cavalleresca per seguire gli insegnamenti dell’allora arcivescovo di Reims, Remigio che lo aveva tenuto a battesimo. Abbandonata la corte con suo fratello Lifardo, si ritira per qualche tempo presso il monastero di Micy; divenuto diacono qui avrebbe compiuto il suo primo miracolo, trasformando l’acqua in vino.
Il re dei Franchi Salii, Clodoveo, gli concede il privilegio, concesso già a Remigio, di liberare i prigionieri che avesse incontrato e ritenuto innocenti.
A Genova ci ricorda questo santo e la sua ricorrenza il toponimo che troviamo nel quartiere di Carignano denominato “piazza e salita San Leonardo”.
Il sito prese il nome dalla chiesa e dal monastero intitolato a questo santo ed esistenti fin dal 1319 a capo della salita.
La sua topografia subì radicali trasformazioni nella seconda metà del XIX secolo e nel 1937. Aperta via Fieschi si rese necessario un cavalcavia che mettesse in comunicazione la nuova strada con l’antica salita, soppressa poi per successive modifiche stradali.
Il Monastero di san Leonardo, ubicato nell’omonima piazza a pochi passi da Sant’Ignazio e Santa Maria in Via Lata, fu fondato nel 1317 da Leonardo Fieschi, vescovo di Catania. Nota è l’origine del convento, voluto nel 1317 dal vescovo Leonardo Fieschi, protettore dell’ordine francescano e appartenente alla potentissima famiglia che sulla collina di Carignano, proprio vicino al monastero, aveva splendide dimore distrutte poi da Andrea Doria dopo la celebre congiura del 1547.
Costruito per l’Ordine delle Clarisse, il Fieschi volle che fossero riservate alle fanciulle della sua casata fino a dodici posti nel convento. Nel 1581 le monache del convento di San Bartolomeo dell’Olivella vendettero il loro monastero al nobile Bartolomeo Lomellino e passarono con tutti i loro averi al Monastero di San Leonardo.
Abbellito nei secoli da opere d’arte di famosi pittori come Domenico Piola e Lorenzo De Ferrari, nel 1798 divenne Caserma e tuttora mantiene questa destinazione essendo qui ospitato il Nucleo Tecnico del 1° Reparto Infrastrutture dell’Esercito Italiano e proprio per la sua destinazione d’uso è difficilmente visitabile.
Ecco come “l’Anonimo del 1818” descrive questo monastero: “La chiesa è assai grande; il coro di questa chiesa fu dipinto da Domenico Piola che nella volta ha dipinto la Vergine preservata dal peccato originale e nelle pareti l’Annunciazione e Parto di lei. A’ lati però dell’altar maggiore si distinse ne’ due finti rilievi l’abbate Ferrari, esprimendovi Giuditta e Ester, e pinse pur dietro il coro alcuni bei putti colla tavola della Concezione al suo altare. Delle tavole agli altri due altari sono autori: di quella di S. Bernardo di Borzone e dell’altro di S. Chiara il Sarzana”.
Gli affreschi sopra decritti andarono perduti con la trasformazione della chiesa in caserma. Alcuni frammenti di affreschi di Domenico Piola tuttavia vennero staccati e sono oggi esposti all’Accademia Ligustica delle Belle Arti.
Pochissime e scarne sono invece le notizie sulle vicende artistiche del monastero, almeno fino all’attività di Domenico Piola, pure lui “vicino di casa” delle Clarisse, che negli anni Ottanta del secolo XVII affrescò la volta e le pareti del coro della chiesa.
In epoca rivoluzionaria, nel 1798, il convento venne soppresso e trasformato prima in ospedale militare e poi, dal 1810, in caserma, destinazione che mantiene tuttora e che è all’origine delle pesanti trasformazioni subite, in particolare nella chiesa.
