Cultura
Catechesi nell’arte – Il culto di San Tommaso

Il calendario in questa settimana ci fa memoria di un santo in apparenza conosciuto, San Tommaso che subì il suo martirio trafitto da una lancia in India il 3 luglio del 72 d. C.
Tommaso, detto Didimo è noto principalmente per essere il protagonista di un episodio della vita di Gesù, attestato dal solo Vangelo secondo Giovanni (20,24-29), in cui prima dubitò della risurrezione di Gesù e poi lo riconobbe.
Secondo la tradizione cristiana, si spinse a predicare il Vangelo fuori dei confini dell’Impero romano, in Persia e in India, dove fondò la prima comunità cristiana. È venerato come santo dalla chiesa cattolica, ortodossa e copta, le sue reliquie si trovano nella basilica di San Tommaso Apostolo a Ortona. San Tommaso fu sepolto a Mylapore, nell’India sud-orientale. Nel III secolo avvenne nel sud dell’India una persecuzione anti-cristiana. I fedeli salvarono le ossa di Tommaso trasportandole a Edessa, il centro irradiatore del cristianesimo siriaco in Oriente, cui era legata la predicazione di San Tommaso. Successivamente furono traslate sull’Isola di Chio, nell’Egeo.
Nel 1258 il navigatore ortonese Leone Acciaiuoli, reduce da una spedizione navale in appoggio ai Veneziani in lotta contro i Genovesi, portò le ossa del santo in Abruzzo. Le ossa si trovano ancora oggi nella basilica di San Tommaso, a Ortona.
Anche a Genova aveva sede una chiesa e annesso convento dedicato a San Tommaso, fu uno dei monumenti più interessanti del romanico genovese e uno dei siti religiosi più antichi della città.
La prima notizia di un edificio di culto in questo luogo è, infatti, attestato dal VI – VII secolo, a cui risalgono i resti di una piccola aula ad un unico abside. Nel X secolo fu occupata da monache benedettine: della vita cenobitica di questo periodo, sono preziosa testimonianza una serie di capitelli che si trovavano nel chiostro del convento, databili alla fine del X secolo, oggi conservati nel Museo di sant’Agostino. Nel XII secolo il monastero assunse particolare importanza.

Dalla metà del Trecento cominciarono i rimaneggiamenti della costruzione romanica che condussero nel corso del XVII e XVIII secolo a una completa alterazione della costruzione medievale per lasciar posto a un edificio un po’ ‘pasticciato’ dal punto di vista stilistico, la cui immagine ci hanno consegnato tante vedute e foto di artisti ottocenteschi che la ripresero poco prima della sua distruzione, e perciò tanto più preziosi.
Il complesso monastico sorgeva presso i sobborghi occidentali della città, su un promontorio roccioso detto Caput Arenae.
Questo piccolo seno fu inglobato nelle mura del XIV secolo, la seconda cerchia della città, e la porta che permetteva l’accesso da ponente fu chiamata san Tommaso, dal toponimo dell’antico convento. Le mura trecentesche si fermavano in prossimità della porta, mentre nel 1500 le mura vennero rimodernate e rafforzate, in considerazione della necessità di adeguarle al possibile assalto con le bocche da fuoco, che l’antica cinta non era in grado di sostenere, cosicché tutta la linea di costa venne interamente fortificata, chiudendo il fronte del porto per il tratto del litorale che da porta san Tommaso giunge fino al Molo Vecchio.
La zona subì una profonda trasformazione a metà Ottocento.
La chiesa venne completamente demolita nel 1884 per la costruzione della Stazione Marittima.