II lettura di domenica 9 ottobre – XXVIII domenica del Tempo Ordinario

II lettura di domenica 9 ottobre - XXVIII domenica del Tempo Ordinario Anno C - La gratitudine

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo2 Tm 2,8-13

Figlio mio,ricòrdati di Gesù Cristo,risorto dai morti,discendente di Davide,come io annuncio nel mio vangelo,per il quale soffrofino a portare le catene come un malfattore.Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.Questa parola è degna di fede:Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;se perseveriamo, con lui anche regneremo;se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;se siamo infedeli, lui rimane fedele,perché non può rinnegare se stesso.

La fierezza di Paolo viene meno neppure nel momento in cui “porta le catene come un malfattore”. Anzi si sviluppa: è fiero di essere prigioniero a motivo della sua predicazione evangelica, incentrata su Cristo “risuscitato dai morti”.

Come la morte non ha vinto Cristo, così la Paroladi Dio non può essere “incatenata”“eletti” a conseguire la “salvezza”. E l’apostolo è consapevole di non essere lui a portare la salvezza, perché questa si attua soltanto “in Cristo Gesù”.

Alla salvezza che compie inserendosi, incorporandosi a Cristo, consegue “la gloria eterna”, ossia – secondo il linguaggio biblico – la visione di Dio, protratta per l’eternità, a differenza della “gloria” contemplata per qualche attimo da Mosè e dai profeti.

L’Apostolo – il quale sembra pregustare il martirio imminente – ribadisce la convinzione che il cristiano deve riconoscere in ogni momento della sua vita, la presenza di Dio, sino a “perseverare con lui”, “morire con lui”: è la condizione per poter “vivere e regnare” con lui; se Lo si “rinnega” si sarà da Lui rinnegati: se così non facesse, verrebbe meno a se stesso, misconoscerebbe se stesso. L’uomo può essere infedele a Dio e a se stesso. Dio no. In definitiva è l’uomo che forgia la sua condanna e la impone, per modo di dire, alla fedeltà di Dio.