Ritrovarsi a Tokyo

Regia e sceneggiatura di Guillaume Senez. Interpreti principali: Romain Duris, Judith Chemla, Mei Cirne-Masuki. Durata 98 minuti.
Tokyo, ai giorni nostri: Jerome, chiamato da tutti Jay, fa il tassista di notte mentre di giorno gira per la città con la speranza di vedere sua figlia Lily che non vede da nove anni, in seguito alla separazione da sua moglie Keiko. Un giorno, proprio quando ha ormai deciso di ritornare in Francia, gli capita di sostituire un collega e sul taxi sale una ragazzina che, secondo lui, è proprio sua figlia.
In molti ricorderanno il film “Kramer contro Kramer”, in cui un padre e una madre (due giovanissimi Dustin Hoffman e Meryl Streep) si separano e ciascuno lotta per l’affido del figlio. Guillaume Senez, regista belga di 47 anni, torna su questo tema evidentemente a lui caro se già lo aveva trattato nel 2019 in “Le nostre battaglie”. Questa volta il racconto è ambientato a Tokyo. Non a caso: fino a pochi mesi fa in Giappone la legge non prevedeva l’affido congiunto nel caso di separazione, in pratica chi per primo se ne andava portando con sé il figlio, aveva diritto di tenerlo con sé senza che l’altro coniuge potesse mai rivederlo. Solo ai 18 anni il figlio (o la figlia ovviamente) può decidere di rivedere il padre o la madre. Una legge ancora più severa nel caso in cui uno dei due genitori non sia giapponese.

Il regista si concentra su questo tema con grande intensità, giocando soprattutto sul volto del protagonista; lasciando intravvedere a poco a poco il dolore di Jay che non si dà pace, disposto a tutto pur di riprendere il contatto con la figlia. Non a caso il titolo originale è “Una parte mancante”. Nella prima parte, il film sembra porsi in modo quasi estraniante rispetto allo spettatore, d’altronde Jay si muove in una città che risulta estraniante di per sé, con milioni di automobili che giorno e notte si muovono nelle strade di Tokyo. Nella seconda parte invece man mano che ci si avvicina a conoscere Lily, tutto diventa sempre più coinvolgente, fino all’epilogo finale. Epilogo che dà una luce di speranza e di apertura. “Ritrovarsi a Tokyo” merita di essere visto poiché pone nello stesso tempo il tema sulle relazioni familiari, sulla dimensione paterna, fino al senso di giustizia, il tutto in un Giappone distante da come è stato visto negli ultimi film. Alcuni passaggi che riguardano figure con cui interagisce il protagonista, fa sì che il film non sia adatto ai più piccoli. Ottimo cast da Romain Duris nei panni di Jay e Mei Cirne-Masuki nei panni della giovane Lily.