Catechesi nell’arte – San Donato, il cuore del romanico genovese

Situata nel cuore del centro storico, la Chiesa di San Donato è una delle chiese più antiche di Genova, nonché uno degli esempi più rappresentativi di romanico genovese. Basta percorrere uno dei caruggi che collegano il porto con la zona antica della città per raggiungere Via S. Donato e, attraverso questa, arrivare nell’omonima Piazza ove sorge la Chiesa di San Donato. Essa, come la Via e la Piazza adiacenti, è dedicata a San Donato, secondo vescovo d’Arezzo e santo martire, vissuto nel corso del IV secolo. Al Santo è legata una leggenda che sarebbe all’origine del suo martirio: durante la celebrazione liturgica, irruppero alcuni pagani che distrussero il calice di vetro che il celebrante teneva in mano. Egli ne raccolse i frammenti, lo ricompose e, nonostante la mancanza di uno di essi, versò al suo interno del vino che non fuoriuscì. Questo sarebbe stato uno dei miracoli che lo resero Santo. Edificata nel XII secolo, sulla pianta di un originario luogo di culto risalente al VII secolo, la Chiesa di San Donato fu consacrata nel 1189 dall’Arcivescovo Bonifacio. La struttura in pietra calcarea, grazie alla solidità del materiale con cui fu costruita, rimase quasi invariata nel corso dei secoli, sino al Seicento. Il primo danneggiamento avvenne in seguito al bombardamento del maggio del 1684, quando 160 navi da guerra francesi assediarono la Repubblica di Genova per volere del Re Sole Luigi XIV. Nel corso dell’Ottocento diversi tentativi di restauro modificarono in parte l’edificio. Durante la secondo guerra mondiale, i bombardamenti distrussero la zona absidale e la copertura in muratura della navata centrale, sostituita poi da un soffitto con travi a vista. Tra il 1946 e 1951 l’edificio fu sottoposto a sistematici interventi di restauro che ristabilirono l’originario aspetto romanico. La Chiesa presenta all’esterno gli elementi tipici dell’architettura romanica, caratterizzata da uno stile sobrio, essenziale, privo di elementi decorativi superflui. La facciata è in pietra calcarea con un portale a strombi con arco spezzato e architrave romano di reimpiego. Il rosone, le due monofore e il protiro a fasce bianche e nere su colonne risalgono al restauro ottocentesco di Alfredo d’Andrade, famoso architetto e pittore portoghese. Dello stesso artista è anche il portone che dà sullo stradone di Sant’Agostino, nella parete laterale destra della chiesa. Qui domina una sontuosa edicola barocca, una sorta di tempietto posto a protezione della statua della Madonna col Bambino, opera del Casella, meglio noto come “Scorticone”, per via del suo carattere irascibile. Elemento caratterizzante la struttura è il campanile, termine che però non definisce in modo esaustivo quella che è in realtà una meravigliosa torre nolare, unico esempio di romanico arcaico a Genova. Impostata su un tiburio a base ottagonale, è costituita dalla sovrapposizione di tre ordini di colonne, bifore, trifore e quadrifore, le ultime delle quali aggiunte in fase di restauro dal D’Andrade. Come non rimanere estasiati di fronte a questo “campanile dagli otto profili”, così definito nella poesia “Il Silenzio di Genova” da André Frenaud, poeta francese del secolo scorso. L’interno presenta pianta basilicale a tre navate divise da dodici colonne: sei colonne romane di reimpiego e sei colonne bianche e nere, in stile romanico. Sulla prima colonna di sinistra c’è il graffito di una caravella, lasciato, si narra, da uno dei marinai di Cristoforo Colombo. Alla fine della navata centrale è affisso un Crocifisso risalente al Medioevo, con pitture del XVII.