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Il culto di Santa Brigida in un itinerario urbano

Se ne trovano le tracce per le vie della città

Il culto di Santa Brigida in un itinerario urbano

Brigida nacque a Finstad, Uppsala, figlia di un governatore della regione di Uppland. A quattordici anni sposò il nobile Ulf Gudmarrson e gli diede otto figli. Nel 1335 fu invitata a corte come dama di compagnia della regina Blanche di Namur, moglie del re Magnus II: l’arrivo di Brigida a corte ebbe una forte influenza per il suo distacco dagli agi mondani, ma soprattutto per la carità che esercitava verso i bisognosi.
Partì in pellegrinaggio con il marito; al ritorno da Santiago de Compostela Ulf si ritirò nel monastero cistercense di Alvastra, dove morì nel 1344. Rimasta vedova Brigida fondò un nuovo ordine presso il convento di Vadstena: l’ordine del SS. Salvatore composto da uomini e donne che condividevano solo il momento della preghiera.
Brigida si recò a Roma per ottenere la bolla papale, e vi morì nel 1373. L’iconografia la presenta nelle vesti di nobile, vedova, pellegrina o badessa con la croce delle Figlie di Brigida, o con due cartigli riferiti all’ordine femminile e maschile.
Dopo la morte del marito si spogliò dei propri beni e sentì la necessità di spostarsi dal suo paese natale, accompagnata da una forte spinta di intraprendere la sua missione religiosa. Brigida si definiva “Sposa di Cristo” e la sua unione mistica con il Signore rappresentò uno dei punti cardine del suo modello di santità.
Nel 1349 fu nuovamente in procinto di partire: scese dal nord Europa e arrivò in Italia, fece tappa a Milano e, sulla via di Roma, passò per Genova. Qui, come abbiamo visto, le monache Romite un secolo dopo fondarono il convento con la novità assoluta di adottare la Regola dell’Ordine del Santo Salvatore, la cui devozione era molto diffusa.
Il nuovo complesso era pertanto pensato per una coabitazione, seppur separata, tra frati e suore di clausura: il monastero maschile doveva esser composto da 13 monaci, quello femminile era guidato dalla Badessa che identificava il ruolo della Vergine Madre.
Poiché dovevano muoversi negli spazi del monastero senza incontrarsi e senza essere visti dall’esterno, ciò impose la costruzione di passaggi labirintici che oggi riconosciamo nelle famose creuze.
Sorpassando il grande arco lungo l’attuale salita di Santa Brigida, un tempo entrata del grande complesso monastico, troviamo ancora oggi la biforcazione che ricalcava la netta separazione tra le antiche aree femminili (sulla destra) e maschili (sulla sinistra). Nel 1606 i frati lasciarono alle suore tutti gli edifici di cui era composto il convento. Rimaste sole, misero in vendita lo spazio dove poi tra il 1601 e il 1619 i Balbi fecero edificare i loro nuovi palazzi sulla nuova strada a cui diedero il nome della loro famiglia: Strada delli Signori Balbi.
Il suo tracciato attraversò la proprietà tagliandola in due: Piazza Truogoli di Santa Brigida e molte case di proprietà del convento rimasero dall’altra parte della nuova strada. La realizzazione di questa via costituì un importante intervento urbanistico in relazione al fatto che la nobiltà stava spostando progressivamente le sue residenze in zone a inferiore densità urbana, erigendo palazzi sempre più grandi in aree decentrate e tranquille.
Alla fine del 700 molti ordini religiosi furono soppressi e molti possedimenti confiscati per volere napoleonico. Una sorte non fortunata toccò anche alla zona dove sorgeva il convento: tutti gli edifici furono riadattati ad uso abitativo, come la chiesa, che fu in parte inglobata e in parte demolita per fare spazio ai tre palazzi gemelli conosciuti oggi come palazzi Dufour, dal nome del compratore.
I sentieri divennero le mattonate pedonali che ancora vediamo e il nome Santa Brigida è rimasto a questo primo tratto della salita, a quella piazza che si trovava alle spalle della chiesa.
Dell’antico complesso monastico rimane oggi solo l’arco di ingresso, i fondi della chiesa nel primo tratto di salita – interno vico Tana 20 r. – oggi adibito a circolo musicale, l’ex refettorio femminile in Salita Famagosta oggi Circolo Vega Arciragazzi, l’ex dormitorio delle monache in Salita di Balaclava – utilizzato dall’artigiano ebanista Henry Peters come bottega nel corso dell’800 – oggi diviso in appartamenti, e tracce nascoste che si nascondono tra le creuze.

Nella foto: in Salita Santa Brigida l’arco con la scritta Scala Celi

Fonte: Il Cittadino
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