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Europa: resiste bene alle spinte disgreganti

Quali risposte agli interrogativi, agli auspici e alle preoccupazioni della Chiesa italiana che crede nell’Europa?

Europa: resiste bene alle spinte disgreganti

Alla vigilia del voto, preoccupava il mondo cattolico che crede nell’Europa l’eventualità di una forte spinta anti europeista da parte di partiti e movimenti di natura populista e sovranista.

Ne hanno trattato recentemente il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, in una lezione alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna e il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nel discorso all’ultima Assemblea Generale.

Questi interventi sono stati pubblicati sui numeri 21 e 22 de Il Cittadino.

Il Card. Bagnasco ha invitato a ripensare il “corpo” e “l’anima” dell’Europa:

“La gente - ha scritto - fa fatica a comprendere certe norme che riguardano le condizioni dello sviluppo. E’ anche da mettere a fuoco – come in una vera famiglia - una politica migratoria veramente unitaria, umana ed equa, come pure una politica estera e la difesa comune. Tutto l’Occidente compatto dovrebbe favorire il cammino di un’Europa unita, sia in un quadro di equilibri geopolitici, sia per il bene dell’umanità”.

 “Prima di essere un complesso geografico, o un gruppo di popoli, o un’organizzazione mercantile e monetaria, l’Europa - ha sottolineato con forza - è un’anima, un patrimonio di cultura, di ideali, di valori e di religione. E’ una visione: cioè un modo di concepire l’uomo, la vita, il vivere insieme.

Quest’anima non è inerte, fuori dalla storia, ha preso forma concreta ispirando una storia, un territorio, un ambiente, in sintesi, una ‘casa’”.

Il Card. Bassetti, da parte sua, ha scritto:

“L’Europa è sentita come distante e autoreferenziale, fino al punto di far parlare di una ‘decomposizione della famiglia comunitaria’, su cui soffiano populismi e sovranismi. Lasciatemi, però, dire – forse un po’ provocatoriamente – che il problema non è innanzitutto l’Europa, bensì l’Italia, nella nostra fatica a vivere la nazione come comunità politica. Oggi, noi italiani, cosa abbiamo ancora da offrire?

Penso alle nostre virtù, prima fra tutte l’accoglienza; penso a una tradizione educativa straordinaria, a uno spirito di umanità che non ha eguali; penso alla densità storica, culturale e religiosa di cui siamo eredi.

Il nostro è un patrimonio che va rivitalizzato, anche per consentirci di portare più Italia in Europa.

Dobbiamo essere fino in fondo italiani – convinti, generosi, solidali, rispettosi delle norme – perché anche l’Europa sia un po’ più italiana. Dobbiamo essere fieri – sia detto senza alcuna presunzione – di un Cristianesimo che ha disegnato il Continente con il suo contributo di spiritualità e cultura, di arte e dottrina sociale. Di umanesimo concreto”.

Di fronte a questi auspici ed appelli come interpretare il voto europeo? Innanzitutto un buon risultato: la partecipazione, che è cresciuta ovunque, tranne che in Italia, rispetto alle precedenti elezioni. Sono emerse nuove spinte ideologicamente contrarie alla UE, per taluni aspetti comprensibili; ma sostanzialmente gli europei credono ancora con buon margine di sicurezza nell’importanza di un’Unione che ha portato, insieme al grande bene della pace, crescita economica in tanti Paesi, specie nell’ex area comunista e che ha tutelato il valore inalienabile della libertà collettiva e individuale.

Le forze non estremiste del nuovo parlamento di Strasburgo daranno vita ad una maggioranza che dovrebbe garantire continuità al valore dell’Europa Unita; ma dovranno tener conto anche del malcontento che negli ultimi anni è cresciuto e che ha bisogno di risposte nuove e concrete.

Quale contributo potrà dare in tal senso il nostro Paese? La risposta è oggi prematura, anche se è già evidente che il suo ruolo sarà politicamente più debole.

Le premesse scaturite dal voto in Italia chiamano i nostri parlamentari, non solo gli eletti a Strasburgo, ma soprattutto quelli che siedono nel Parlamento romano, a guardare di meno ai propri, miopi, interessi di partito e piuttosto ad alzare lo sguardo per cogliere ancora una volta l’importanza dell’Europa Unita e a contribuirvi con lo stesso impegno e gli stessi ideali di coloro che l’hanno fondata.

*Direttore Il Cittadino

Fonte: Il Cittadino
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