Cultura
Umanità e prossimità, le basi dell’informazione

Il Giubileo del Mondo della Comunicazione ha aperto ufficialmente il calendario dell’Anno Santo “Pellegrini di speranza”.
Dal 23 al 26 gennaio a Roma sono arrivati da tutto il mondo migliaia di giornalisti, social media manager e tutte quelle figure professionali legate al mondo dell’informazione e della comunicazione. Quattro giorni intensi con proposte formative per tutti e con la grande opportunità di incontrare il Papa in Aula Paolo VI.
L’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi ha partecipato ai lavori del convegno “A.I. confini della comunicazione”, organizzato dall’Ufficio Nazionale CEI per le Comunicazioni Sociali. Un’occasione straordinaria non solo per condividere fra colleghi le “giornate giubilari”, ma anche per ascoltare da relatori esperti quale sia lo “stato di salute” dell’informazione, e che cosa il pubblico si aspetta. La dimensione umana è quella che è stata maggiormente messa in luce. Il Giubileo della Comunicazione – e non dell’informazione – richiama decisamente alla dinamica della relazione fra le persone. I comunicatori oggi hanno il dovere di contrastare la spersonalizzazione delle informazioni data dall’uso (e abuso) dell’intelligenza artificiale.
Ma come? La parola chiave è “prossimità”.
Solo uscendo da se stessi e andando incontro all’altro, come ha detto il Papa nel suo breve discorso abbraccio all’udienza in Aula Paolo VI, non si rischia di tralasciare la verità.Di fronte a un pubblico che sempre più tende a scappare dalle notizie, e che sempre meno si fida dell’informazione, è necessario ripensare alcune modalità, e rifuggire dall’idea del “si è sempre fatto così”.
No alla “quantità” a discapito della qualità, sì alla cura delle notizie e a una comunicazione che faccia da collante fra le persone.
E la speranza? Il Giubileo della Comunicazione ha posto con insistenza questa domanda! In un mondo “sottosopra”, i giornali hanno il dovere di non cavalcare il male in cambio dell’audience. Come suggerito da Mario Calabresi, i media devono cambiarsi le lenti per guardare di più al mondo di chi ogni giorno fa la propria parte. La speranza, ha detto Alessandro Gisotti, vice direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, cammina con gli uomini e le donne del nostro tempo.
Andare in cerca di queste storie di “ordinaria speranza”, anche quando sono nascoste negli angoli più bui, restituire dignità, facendosi prossimi, con quella mitezza di cui parla il Papa nel suo Messaggio per la 59ma Giornata delle Comunicazioni Sociali.
L’intelligenza artificiale toglierà davvero, con la sua capacità di “sfornare cibi precotti”, pronti all’uso, la professione a giornalisti e comunicatori? L’intelligenza artificiale è uno strumento potente, generativo, rapido, spesso esaustivo, ormai si sa! Ma manca di cuore, e questo è ciò che fa la differenza fra una comunicazione impersonale e una comunicazione pienamente umana.
Questa è la direzione da seguire e questa è la dimensione da non dimenticare. Dare voce, con la prossimità, il movimento, la ricerca di storie di bene e di luce, a quella “realtà intermedia” che costituisce il mondo in cui viviamo.
È questo il compito degli Uffici Comunicazioni Sociali diocesani. La speranza è lo stato d’animo che ci deve accompagnare. La mitezza è il metodo di lavoro.