Opinioni e Commenti
Gioco d’azzardo, disastro educativo e sociale

Volevo, con questo articolo sulle pratiche di azzardo, coinvolto dalla Caritas diocesana e da un gruppo di sensibilizzazione sulla questione, mettere una “pulce nell’orecchio” agli operatori della Pastorale giovanile e per allertare sulle possibili iniziative di tipo educativo e di tipo sociale su questo argomento sempre più attuale.
I disastri della pratiche dell’azzardo sono sotto gli occhi tutti. Non da ora. Ma ultimamente le cose sono peggiorate. Ne è testimonianza il fatto che le pubblicità che invadono le televisioni hanno iniziato a richiamare, farisaicamente, alla moderazione. Significa che il numero di persone che ne soffrono come malattia è in costante aumento; che il numero delle famiglie finite sul lastrico e su una strada cresce in maniera esponenziale; che alle spalle di tanti problemi sociali o finanche delittuosi c’è proprio questo problema: la pratica dell’azzardo.
Ma andiamo per ordine.
Giocarsi la vita
Sull’azzardo vi è un aspetto, per così dire, di senso “teologico” che fa affondare le radici del problema nella stessa umanità e nel suo rapporto con Dio, perché da sempre l’uomo si trova a sfidare “il caso” , “la fortuna”, ritenuta, a torto o a ragione, in mano agli dei o comunque non dominabile in toto dagli uomini. Mi hanno sempre colpito due situazioni della sacra scrittura.
In primo luogo gli urim e tummim che erano nascosti nelle vesti del sacerdote dell’Antico Testamento, pare per “divinare” o più semplicemente tirare la sorte. Poi, in Atti 1,26, dove si legge che per scegliere fra Giuseppe e Mattia gli apostoli tirano a sorte; tutto farebbe pensare a una legittimazione dell’affidarsi alla sorte. Tuttavia, Gesù consegna il suo Spirito al Padre, non al caso. Dio gioca a dadi (Stewart) o Dio non gioca a dadi (Einstein)? Di fronte a questa domanda dipende molto dell’atteggiamento dell’uomo di fronte alla vita. Non si può affrontare l’azzardo senza andare a fondo nella ricerca del senso del nostro vivere e del nostro vivere che è in relazione.
Sembra una battuta ma la risposta alla pratica dell’azzardo è trovare un senso alla vita, è “giocarla” davvero dietro a Qualcuno.

Il gioco non è azzardo
Vi è poi un aspetto umano-educativo: parliamo di azzardo senza nominare la parola gioco perché abbinare la parola gioco all’azzardo appare a molti pedagogisti una bestemmia. Figuriamoci da parte mia, che da anni faccio parte del Movimento Ragazzi. Il gioco è una forma educativa di grande spessore, il gioco è gioia, è relazione, è libertà; l’azzardo è dramma, tragedia, povertà, isolamento, dipendenza. Giocare scatena le emozioni, le valorizza, le educa, permette loro di colorare la vita. L’Azzardo vive di emozioni fini a se stesse, che danno la scarica di adrenalina, l’emozione slegata dalla relazione. Diventa poi un’ossessione e una dipendenza.
L’aspetto etico
Vi è un aspetto etico e di regole morali: tutti sanno bene riconoscere la differenza che esiste tra una partita a cirulla di un gruppo di pensionati che vive la propria socialità discorrendo e senza toccare il portafoglio, e l’operaio che al primo del mese si è già giocato lo stipendio alle macchinette e non ha di che portare a casa da mangiare alla propria famiglia.
C’è differenza tra una lotteria dell’uovo di Pasqua per una raccolta fondi di autofinanziamento e il giocarsi casa e negozio nella bisca clandestina, fra la colonna della schedina del totocalcio giocata dai nonni e il gioco compulsivo on line dei nostri giorni. Il discernimento fa parte della libertà dell’uomo. La morale ben sa che dietro al danaro vi sta Mammona e il gran divisore che spacca le vite, le famiglie, le coscienze. Normalmente il diavolo passa attraverso il portafoglio. Questa è la prima discriminante. E la seconda è il distogliere dai propri doveri.
L’aspetto sociale
Vi è un aspetto sociale dell’azzardo: abbiamo accennato ai danni sociali, ai danni alle famiglie, alle imprese, al giro di soldi in nero che genera, al legame stretto con l’usura; vi è inoltre da considerare la mentalità che viene costantemente formata attraverso i mass-media che creano una predisposizione al gioco d’azzardo.
Continuano imperterrite a esserci trasmissioni che educano le famiglie a dire “rinuncio a 50.000 euro e vado avanti”, disprezzando i soldi frutto di una vita di lavoro. Le pubblicità imperano ammalianti e suadenti invitando a giocare su ogni cosa.
Il mondo del calcio, lo sport nazionale ne è imbevuto fino in fondo, ma tutti gli altri non ne sono esenti.
Inoltre lo stato stesso incassa e ingrassa tantissimo e sempre più da questa piaga.
Con la scusa che online si pagano le tasse e tutto è tracciato si alimenta una piaga che, come vedremo, mette a rischio i bambini. In questo modo si formano masse di poveri ai quali si toglie il danaro e si nega un minimo di Stato Sociale.
La piaga colpisce la società trasversalmente, ricchi e poveri giocano allo stesso modo (a Cuba, poverissimi, trovavano il modo di giocarsi tutto nella battaglia dei galli) ma poi sono i poveri a rimanere incastrati e rotolare sempre più giù nella scala sociale. In molti giochi, poi, la guerra stessa è presentata come un videogame dove salire di livello sparando da tastiere che sul fronte però si trasformano in pallottole vere.
Infine dal punto di vista sociale è di dubbio valore, non solo dal punto di vista della morale religiosa, ma anche dal punto di vista dell’etica civile e sociale fondata sulla costituzione, che lo Stato stesso goda e usufruisca su larga scala di questa pratica, e che la fomenti con modalità legali e che hanno l’unico scopo di arricchire le casse dello Stato. Temiamo che i recenti successi e incrementi dell’Agenzia delle Entrate più che alla lotta all’evasione siano dovute all’incremento delle pratiche, anche online.
Questo chiude il cerchio del paradosso. Tutto è legale e riconosciuto, persino “santo” dal momento che aiuta le casse statali. Su questo urge una riflessione approfondita.
L’aspetto medico
Per ultimo segnaliamo l’aspetto medico e di salute: la pratica dell’azzardo si trasforma con estrema facilità in una dipendenza che fa sì che la persona perda il controllo di se stessa. Una vera e propria malattia che abbisogna di cure anche farmacologiche, di terapie, di luoghi di accoglienza per disintossicare, di percorsi riabilitativi.
Il ruolo della Pastorale Giovanile
Ed eccoci finalmente al perché ce ne interessiamo come Pastorale Giovanile rivolta a giovani e rivolta agli educatori.
Il web e l’abbassamento dell’età di chi pratica l’azzardo.
C’è negli ultimi anni una pesante novità che allarma e inquieta: il web e i telefonini consentono un uso diffuso, individualistico e continuo della pratica dell’azzardo, ma soprattutto aprono l’accesso ai minorenni senza un controllo. Tutto è condito da una massiccia e precisa campagna di educazione alla pratica dell’azzardo attraverso apparenti e innocui giochini che nascondono una istigazione, una preparazione remota, a volte nemmeno troppo, all’uso e abuso dell’azzardo.
Questo provoca danni sempre più diffusi e prepara appunto a una diffusione di massa della pratica d’azzardo che può diventare una vera e propria piaga sociale.
Viene da domandarsi se dietro tutto ciò c’è una regia di chi vuole indebolire scientemente le nostre società “democratiche”, preparandole all’invocazione catartica di uomini o donne della provvidenza che risolvano loro i problemi che popoli intontiti e dediti ad altro non sanno affrontare.
Non si tratta dunque dell’antico vizio che da secoli distrugge vite umane, ma di un suo uso pianificato a fini commerciali che deve renderci attenti in due modi:
– continuando e intensificando l’opera educativa normale proprio anche attraverso il gioco che previene l’isolamento e che fa riflettere sulle grandi tematiche della vita;
– proponendo azioni di sensibilizzazione sul tema insieme alle associazioni che se ne occupano.
Cercheremo di non lasciar cadere l’attenzione della Pastorale Giovanile su questo attualissimo tema.
Don Fully Doragrossa, coordinatore della Pastorale Giovanile della Diocesi di Genova
Foto di Jezael Melgoza su Unsplash
Foto di Nayan Bhalotia su Unsplash