Il Vangelo di domenica 6 aprile

V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 8,1-11
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
1 – L’adultera ‑ L’episodio dell’adultera contiene due lezioni molto importanti: a) Gesù è la misericordia di Dio in persona, pronto a perdonare chiunque dimostri di essere disposto a non peccare più; b) gli uomini devono smetterla di condannarsi a vicenda perché nessuno è impeccabile: tutti hanno peccato e possono peccare in avvenire: ‘Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra’ (Vangelo). E prima di tutto, per poter condannare il prossimo, è necessaria sia l’autorità legittima di giudicare in nome di Dio sia la capacità di conoscere le intenzioni di chi ha commesso un fatto. Tutte cose, queste, che sono di esclusiva competenza di Dio.
2 ‑ Tutti siamo adulteri ‑ Ma il brano in questione va letto soprattutto in rapporto a quel vincolo di amore sponsale, che ci lega indissolubilmente e radicalmente a Dio e agli uomini: ogni uomo e gli uomini nel loro insieme sono sposati con l’amore infinito di Dio. In rapporto a questo tipo di matrimonio spirituale tutti, più o meno, siamo adulteri, cioè infedeli. Ed è proprio assommando queste forme di infedeltà, che siamo riusciti ad adulterare la vita, l’uomo, le creature, la fede, il vangelo, l’etica naturale, la testimonianza cristiana, persino la buona educazione. L’adulterio, in sostanza, è tradire la persona amata e ritornare ad amare in modo sbagliato noi stessi.
3 – S. Paolo – La seconda lettura ci descrive invece la situazione di un cristiano straordinario, appunto l’apostolo Paolo, che ha sposato fino in fondo Cristo: ‘Ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in Lui. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dei morti. Fratelli, non ritengo ancora di esservi giunto; dimentico tuttavia del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta’!
4 – Punti concreti – a) Proviamo intanto a non concepire più il sacramento della confessione come un atto fiscale e di routine da farsi ogni anno ‘se vogliamo fare Pasqua’, ma a vederla come un felice ritorno alla pienezza dell’amore verso Dio e gli altri, eliminando ogni mentalità e comportamento da ‘adulteri’. b) C’è anche un altro tipo di confessione: chiedere e darci il perdono a vicenda, passo necessario per ricostituire un vero rapporto di amore fra gli sposi, fra i genitori e i figli, fra amici e nemici. c) Ci sono anche alcune forme di ‘adulterio collettivo’: la tendenza ad amministrare in proprio la libertà e la vita, al di sopra della legge di Dio e al di fuori di ogni responsabilità verso gli altri: il tutto, naturalmente, entro i confini di leggi umane compiacenti e di consuetudini sociali artificiali (divorzio, aborto, eutanasia, famiglie di altro tipo). d) L’adulterio si consuma spesso nelle piccole cose di ogni giorno, con i mille compromessi o cedimenti alla cultura e alla prassi corrente.