Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto

Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

Il riconoscimento della divinità di Gesù Cristo e della sua opera messianica e redentrice è requisito fondamentale per potersi dire discepolo suo.Ma non ci si può limitare ad un atteggiamento intellettuale. E’ indispensabile una traduzione concreta, operativa modellata sulla vita stessa di Cristo: occorre postporre i propri interessi, i propri punti di vista ed anche accettare la sofferenza.Il discepolo non appartiene più se stesso, ma a Gesù, formando con Lui un’unità, in cui ritrova gli altri discepoli, senza distinzione di sorta.Tutto ciò è reso possibile dal sacrificio – profetizzato – di Cristo, al quale il discepolo deve guardare, far riferimento. In ogni situazione.

La preghiera, ancora una volta, viene presentata come situazione abituale da cui Cristo prende le mosse per il suo annuncio e le sue realizzazioni.L’intervista nella quale coinvolge gli apostoli verte sulla sua stessa personalità: che cosa ha capito la gente di lui? Gli intervistati si fanno portavoce della variegata convinzione di coloro che lo hanno incontrato.Risposte inadeguate: Gesù non è soddisfatto ed incalza, esigendo una risposta personale degli apostoli.Pietro, a nome dei colleghi, esprime convinzione sulla messianicità di Gesù. La sua dichiarazione è chiara, precisa e decisa. Pietro e gli altri Apostoli sanno varamene chi seguono.Gesù, tuttavia, ingiunge segretezza, allo scopo di evitare indebito e prematuro scalpore nell’ambiente, annunciando che, quando lo scalpore ci sarà, coinciderà con il momento della sua sofferenza: “Il Figlio dell’uomo” – l’espressione, mutuata dai profeti Daniele ed Ezechiele, indica il Messia – completerà la propria esistenza terrena, subendo la condanna a morte, da parte dei responsabili di Israele, cui però si contrapporrà la resurrezione.Allora – Gesù si fa stringente – i discepoli non possono ac-contentarsi di sapere chi è Lui, ma devono uniformare la loro vita alla sua, non tenendo più conto dei loro interessi, dei loro parametri di giudizio – “rinnegando se stessi” – e soprattutto debbono uniformarsi alla esperienza della crocifissione, della sofferenza.II discepolo di Cristo rende tutta la sua vita disponibile a Lui e soltanto così è in grado di partecipare alla Salvezza, alla Vita.Gesù, con schiettezza, si dice esigente con chi vuol essere suo discepolo: pone come condizione, non semplicemente di condividere le sue idee, ma di viverle, di attuarle, di affidarsi a Lui, alla sua persona, alla sua Vita.Il discepolo di Cristo non segue una ideologia, ma un persona: Cristo.