La parola
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24ª domenica del tempo ordinario, anno B, Mc 8,27-35

Tu sei il Cristo... Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire

I l brano offerto al nostro ascolto rappresenta, nel vangelo secondo Marco, un passaggio decisivo, una sorta di ponte tra la prima e la seconda parte del ministero di Gesù: mentre nella sezione iniziale del racconto, il cuore è l'annuncio del Regno, da parte di Gesù, che si rivela progressivamente nella sua identità messianica, da qui in avanti l'attenzione dell'evangelista si concentra sul destino del Messia Gesù, che si realizzerà nella Pasqua di morte e di risurrezione, e sulla catechesi che il maestro rivolge, in modo particolare, ai suoi discepoli, proprio per introdurli nella

Tu sei il Cristo...  Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire

I l brano offerto al nostro ascolto rappresenta, nel vangelo secondo Marco, un passaggio decisivo, una sorta di ponte tra la prima e la seconda parte del ministero di Gesù: mentre nella sezione iniziale del racconto, il cuore è l'annuncio del Regno, da parte di Gesù, che si rivela progressivamente nella sua identità messianica, da qui in avanti l'attenzione dell'evangelista si concentra sul destino del Messia Gesù, che si realizzerà nella Pasqua di morte e di risurrezione, e sulla catechesi che il maestro rivolge, in modo particolare, ai suoi discepoli, proprio per introdurli nella piena comprensione del suo volto. Il punto d'arrivo di questo cammino di rivelazione, per Marco, sarà sulla croce, dove nell'ora della massima povertà, Cristo sarà riconosciuto come Figlio di Dio dal centurione romano. Possiamo cogliere, nel nostro testo, tre chiare scansioni narrative: la confessione di Pietro, che unico tra i Dodici, riconosce in Gesù il Cristo, il consacrato atteso da Israele; il primo annuncio, da parte di Gesù, della sua missione, che avverrà sotto il segno della sofferenza e del rifiuto dei capi religiosi d'Israele; la parola finale, rivolta alle folle e a tutti i discepoli, che invita decisamente a percorrere la stessa via di Gesù, portando la croce, accettando il paradosso di una vita salvata, in quanto perduta e donata a causa di Cristo e del Vangelo. Impressiona l'itinerario, così drammatico di Pietro, che passa dalla confessione di Gesù quale Messia, alla resistenza e allo scandalo di fronte alla prospettiva della morte e del rifiuto del maestro: in fondo Pietro è il solo che ha il coraggio di assumere una posizione personale di fronte a Gesù, e andando oltre la comprensione molto parziale delle folle, vede nel Nazareno l'inviato definitivo di Dio, e nello stesso tempo è il primo a mostrare impetuosamente la sua opposizione e la sua indisponibilità ad accogliere il volto di un Messia che soffre ed incontra la condanna delle autorità giudaiche. Accade così un capovolgimento, il primo dei Dodici è rimproverato da Cristo, e richiamato alla sua condizione di discepolo: 'Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini'. L'appellativo di 'Satana' esprime la menzogna che è nascosta nella ribellione di Pietro, la pretesa dell'Avversario di trasformare la via di Gesù, in un messianismo senza croce, la tentazione perenne dell'uomo di chiamare Dio a giudizio, di volere affermare i criteri e le misure della sapienza umana. In fondo la conversione è l'opera permanente della vita cristiana, dell'esistenza di chi è stato coinvolto nella sequela del Signore: metterci dietro Gesù, non avere la presunzione di fargli da maestro o di fissare noi le modalità dell'azione e del disegno di Dio, imparare, sempre di nuovo, a pensare secondo Dio e non secondo gli uomini. Pietro ha davanti a sé un lungo cammino, che conoscerà anche la debolezza del rinnegamento, un lungo cammino che condividerà con gli altri discepoli, e che lo condurrà a leggere nel paradosso della croce la vera forza di Dio, la potenza umile e disarmata di un amore estremo. Ma l'evangelista, accostando alla parola di Gesù, rivolta a Pietro, il successivo detto indirizzato a tutti i discepoli e alle folle, vuole mostrare che lo stesso cammino, percorso da Gesù e proposto all'apostolo, è in realtà il cammino aperto a chiunque vuole seguire, realmente, Cristo, e lo sbocco finale è il medesimo. Non la morte, ma la vita, non la croce, ma la risurrezione, non l'ignominia, ma la vera gloria, che non ha nulla da spartire con gli onori finti del mondo. Certo le parole di Gesù parlano di un rinnegamento di sé, che non è annullamento dell'io, ma superamento della propria misura, parlano di prendere la croce, in un gesto di umiliazione, di sofferenza, e di derisione, parlano di perdere la vita; ma tutto è orientato ad una pienezza, perché seguendo Cristo, noi seguiamo colui che ci rende liberi, rinnegando noi stessi, dietro di Lui, noi ci ritroviamo nella verità del dono, perdendo e consumando la vita per Lui, noi la salviamo, nel tempo e nell'eternità. Vale davvero la pena essere cristiani: 'Egli non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo' (Benedetto XVI).Corrado Sanguineti

Tu sei il Cristo... Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire
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