La parola
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Il Vangelo di domenica 28 aprile

Anno B - Quinta domenica di Pasqua

Il Vangelo di domenica 28 aprile

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

1 - Una raccomandazione - Nell’ultima cena, Gesù intrattiene gli apostoli con alcune raccomandazioni molto importanti. Fra queste, ne dà una: ‘Rimanete in me perché senza di me non potete fare nulla’; e spiega: ‘Come il tralcio non può dar frutto se non è attaccato alla vite, così anche voi se non rimanete in me’. Chi si illude di poter portare da sé frutti di vita cristiana, non è unito alla vite-Cristo; e chi non è unito alla vite non è cristiano. Così si spiega tanta storia di fallimenti personali e scismi dolorosi che hanno spezzato l’unità della Chiesa, di guerre fra i popoli. Gesù è perentorio: non potete proprio fare nulla senza di me! 

2 - In Lui e con Lui - Questa verità in fondo definisce molto bene il limite invalicabile dell’uomo. Tutto il frutto della sua vita dipende dalla grazia di Dio ed è in rapporto all’azione coordinata fra Dio e lui: ‘Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto’. Dunque, è sempre Dio che praticamente, con i frutti, corona i suoi doni e realizza le potenzialità di natura e di grazia, che ha profuso in ogni uomo. Un’intima e ininterrotta unione con Dio nella preghiera e nei sacramenti è il fondamento indispensabile per condurre a termine qualsiasi iniziativa di bene. 

3 - L’intimità - Il rapporto d’amore che si instaura fra Gesù e noi (ecco la vera fede) ci fa trasformare in Lui. Dice S. Paolo: ‘Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me’. Siamo del Signore e formiamo un tutt’uno con Lui. I nostri pensieri, le nostre decisioni, i nostri progetti futuri, le singole azioni piccole e grandi della giornata: tutto sia fatto in Lui. Rimanendo in Cristo, che altro possiamo volere, se non ciò che è conforme a Cristo? Non faremo più nulla da soli, ma con Lui e per Lui. La sua parola rimarrà veramente in noi come orientamento costante di vita e la sua grazia ci assicurerà la piena fedeltà. 

4 - I problemi - Osservando la storia del cristianesimo possiamo chiederci: come mai, dopo venti secoli di tentativi, l’uomo non riesce ancora a trovare un accordo definitivo per la giustizia, per una equa distribuzione dei beni della terra, per una pacifica convivenza? E, in molti casi, non si è trattato solo di carenze della natura umana, ma di cattiva volontà: l’uomo sembra voler impedire a Dio e a se stesso di agire. In effetti, chi non ama fino in fondo la vita è privo di vere motivazioni per osservare i comandamenti della vita. E, se Cristo non ci amasse per primo, noi non potremmo amare. Anche per questo è giusto ciò che dice Gesù: ‘Se rimanete in me, chiedete quel che volete e vi sarà dato’. 

5 - Punti concreti - L’unione perfettamente funzionale con Cristo si realizza attraverso: a) la preghiera incessante del cuore, b) l’ascolto della sua Parola, c) l’uso frequente dei sacramenti della confessione e comunione, d) l’accordo fra la mia volontà e la sua, e) la stretta unione e collaborazione con la Chiesa: pastori e fedeli. Ci ricorda l’apostolo Giovanni nella prima Lettera: ‘Questo è il suo comandamento: che crediamo in Lui e ci amiamo gli uni gli altri’ (3,23).

Fonte: Il Cittadino
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