La parola
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XIV domenica, Mc 8, 27-35

Tu sei il Cristo - Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire

Leggiamo una pagina centrale del Vangelo di Marco, un insegnamento che ruota attorno ad alcuni perni: la figura di Elia il profeta che deve tornare, il riconoscimento del Messia-Cristo e Figlio del Padre da parte dell'apostolo e per rivelazione della voce del Padre, il ruolo di Pietro, e al centro di questa sezione le esigenze della sequela-discepolato nei confronti di Gesù, Figlio dell'Uomo. Si tratta dunque di una densa pagina che ci dona molti indizi per aprirci alla rivelazione del mistero di Gesù, uomo e Dio.

Tu sei il Cristo - Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire

Leggiamo una pagina centrale del Vangelo di Marco, un insegnamento che ruota attorno ad alcuni perni: la figura di Elia il profeta che deve tornare, il riconoscimento del Messia-Cristo e Figlio del Padre da parte dell'apostolo e per rivelazione della voce del Padre, il ruolo di Pietro, e al centro di questa sezione le esigenze della sequela-discepolato nei confronti di Gesù, Figlio dell'Uomo. Si tratta dunque di una densa pagina che ci dona molti indizi per aprirci alla rivelazione del mistero di Gesù, uomo e Dio. Dopo gli inizi della vita pubblica, fatti di insegnamenti alle folle, dopo le prime incomprensioni, soprattutto dopo il 'discorso sul pane', Gesù sceglie accuratamente il luogo del suo insegnamento, recandosi al nord del paese (il martoriato confine con il Libano della nostra triste attualità), alle foci del fiume Giordano, presso la reggia di Erode Filippo, fratello di Erode Antipa, ex marito di Erodiade e marito della di lei figlia, Salomè. Queste zone sono segnate dal compromesso, dal sincretismo religioso e probabilmente anche da un opportunismo politico. Fedele a Roma, il Tetrarca Filippo, figlio come Erode Antipa di Erode il Grande (quello della nascita di Gesù), non si preoccupa troppo di altro che non sia un quieto vivere. La sua gente, di conseguenza, cerca un difficile equilibrio tra la fede dei Padri e la fedeltà all'Alleanza mosaica (ossia quella contratta da Mosè sul monte Sinai), l'ascolto dei profeti e la quotidiana convivenza con usi e costumi stranieri, che spesso impongono anche un certo modo di pensare. La confusione o forse anche solo l'approssimazione emerge dalle risposte ottenute da Gesù, allorché chiede cosa dice la gente di lui. La versione dell'evangelista Marco ci fornisce alcune varianti rispetto agli altri evangelisti: praticamente secondo questo evangelista la gente assimila Gesù a Giovanni Battista - Elia redivivo, o a qualcuno dei profeti dell'Antica Alleanza, genericamente. Non ci è nuovo questo sguardo popolare, che vedeva in Giovanni Battista colui che il profeta Malachia aveva annunciato come l'Elia che doveva tornare, nei tempi ultimi, a compiere il giudizio sulla terra. La persona e le parole forti del Battista contribuivano a confermare tale aspettativa popolare di un incombente giudizio di Dio sulla storia, attraverso il suo Inviato, il Messia-Cristo. E dal momento che la predicazione iniziale di Gesù ricalca in pieno quella di Giovanni Battista, alla morte di lui ecco di nuovo riproporsi questo enigma misterioso di un Elia, Giovanni Battista, Gesù come figura del Messia definitivo che compie la storia e restituisce ad Israele il suo ruolo glorioso di luce di tutte le genti. Ma ormai Gesù sta formando la Sua famiglia, ben distinta dalle folle, che oggi ci sono e domani si rivoltano contro chi avevano osannato. La folla, fragile, manipolabile, senza cervello, che segue per slogan ciò che pare più opportuno al momento, è un modo per mettere a tacere le proprie insicurezze: unendosi ad una folla compatta urlante, si ha la sensazione di forza, si riesce a sopportare la propria fragilità e solitudine esistenziale. Ma Gesù, pedagogo, stana coloro che vogliono diventare suoi da ogni folla, per costituire una cerchia più intima di persone forti e responsabili, indipendenti e con un pensiero proprio. Gesù chiede l'opinione di chi mangia e dorme con lui, di chi ogni giorno affronta le vicissitudini degli spostamenti del profeta di Galilea da un villaggio all'altro. Pietro è l'unico che risponde. Spesso diciamo 'a nome di tutti', ma questo è ciò che aggiungiamo noi al Vangelo, con il senno di poi. Il Vangelo, sobriamente, dice che l'unico che si espone, che ha il coraggio di dire la sua è Pietro: sei il Messia-Cristo! Pietro riconosce in Gesù la definitività della rivelazione di Dio. Non un avamposto, non un ambasciatore, non un precursore che prepara la strada a Dio che viene. Questa volta è Dio stesso che si rende presente in modo definitivo nel suo Figlio, l'Unto erede al trono, il Messia definitivo aspettato da sempre, il Cristo e Figlio dell'Uomo al quale verrà affidato il governo (cioè il giudizio) del mondo. L'evangelista Marco non ci spiega 'come' Pietro sia giunto a questo riconoscimento, ci dice però impietosamente che Gesù per prima cosa intima il silenzio, perché il riconoscimento del mistero di Gesù deve sgorgare dall'interno del cuore, e non perché qualcun altro ce lo ha detto In seguito, riporta il rimprovero di Gesù nei suoi confronti, quando lo chiama 'satana', ossia 'colui che sbarra la strada'. E' ciò che succede anche a noi, quando ciò che pensiamo di Dio prende il sopravvento ed oscura ciò che invece Dio è realmente. Invece di mettere da parte le nostre precomprensioni, idee errate o infantili, invece di sentire il desiderio di conoscere veramente chi è Dio in se stesso, grazie alla mediazione del Cristo Gesù, pretendiamo di saperla più lunga e, come Pietro, prendiamo Gesù in disparte e lo rimproveriamo. Ci sembra di sentire Pietro che parla con Gesù: 'ma Maestro… se il Messia viene per governare e sedere sul trono, perché parli di sofferenze, arresto e morte? Ti sei sbagliato!' Gesù rimette Pietro 'dietro di sé'. Il discepolo, noi tutti, siamo quelli che seguiamo Gesù, e non quelli che lo precedono, rischiando di essere ostacolo (satan) al compimento del suo mistero salvifico, che passa attraverso il mistero dei tre giorni di passione e risurrezione. Ed ecco il cuore dell'insegnamento: se vuoi seguirmi, se decidi che per te è importante restare 'dietro' a Gesù, come discepolo, per imparare da lui a vivere bene la tua vita, allora devi smettere di cercare di salvarti da solo. 'Chi vuol salvare la propria vita' - ci dice Gesù - 'la perde', e solo chi spende generosamente la propria vita per il Vangelo, solo chi si impegna totalmente nella relazione di verità e di amore con Gesù può ricevere il dono della vera vita, il dono della salvezza. Gesù ci aspetta uno per uno, singolarmente, a questo appuntamento, offrendoci la sua vita e chiedendo in cambio la nostra dedizione e fiducia incondizionata in Lui, anche quando ci sembra che lo stile e i mezzi usati dal Signore per salvarci non siano corrispondenti alle nostre aspettative.

Tu sei il Cristo - Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire
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