La parola
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Il Vangelo della Domenica, Gv 20,19-31

Otto giorni dopo venne Gesù

Giovanni nel suo vangelo conosce tre manifestazioni del Risorto ai discepoli: dopo il primo segno, che è il ritrovamento del sepolcro vuoto, da parte di Maria di Magdala e dei due discepoli da lei chiamati, accade l'esperienza di un incontro reale e misterioso tra Gesù vivente e i suoi. Due apparizioni si collocano a Gerusalemme, nell'ambiente chiuso del cenacolo, e l'ultima sulle rive del lago: la fede nella nuova esistenza del maestro nasce nel cuore dei primi, grazie a questo contatto con Cristo risuscitato.

Otto giorni dopo venne Gesù

Giovanni nel suo vangelo conosce tre manifestazioni del Risorto ai discepoli: dopo il primo segno, che è il ritrovamento del sepolcro vuoto, da parte di Maria di Magdala e dei due discepoli da lei chiamati, accade l'esperienza di un incontro reale e misterioso tra Gesù vivente e i suoi. Due apparizioni si collocano a Gerusalemme, nell'ambiente chiuso del cenacolo, e l'ultima sulle rive del lago: la fede nella nuova esistenza del maestro nasce nel cuore dei primi, grazie a questo contatto con Cristo risuscitato. Non è la fede a generare l'evento, ma esattamente il contrario, è l'evento, che progressivamente si rivela, a generare la fede, e l'evangelista, nella prima conclusione del suo scritto, sottolinea che c'è un legame tra il venire alla fede e il dono della vita: i segni raccolti nella sua testimonianza 'sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome'. Proprio il percorso affaticato di Tommaso racchiude una grande catechesi sulla fede pasquale, sulla sua origine e la sua matura affermazione, e traccia un movimento che si rinnova nell'esistenza del credente. Infatti credere è una forma di conoscenza, nella quale l'uomo afferma con certezza una realtà, non direttamente visibile, sperimentabile e controllabile dai sensi: comunemente si ritiene che di fronte all'evidenza diretta non c'è fede, in senso specifico. Ciò che vediamo e che possiamo verificare non è oggetto di fede, e tuttavia anche il cammino della fede muove da qualcosa di visibile, che tocca gli occhi e il cuore dell'uomo, ed è un percorso ragionevole, nel quale l'uomo entra in contatto con una Presenza che lo supera, a partire da segni chiari e decifrabili. Tommaso non sbaglia nel chiedere di poter vedere anche lui il Risorto, sbaglia nel non saper leggere i segni che già erano di fronte a lui: il sepolcro vuoto, con lo stato sorprendente e inspiegabile dei teli che avvolgevano il corpo esanime di Gesù, e soprattutto la testimonianza convinta e gioiosa dei suoi amici che gli raccontano come hanno veduto il Signore. I loro occhi, il loro volto portavano impressi i segni di un reale incontro che li stava trasformando, e così si comprende il senso delle parole del Risorto a Tommaso: 'Perché mi hai veduto, tu hai creduto: beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!'. In fondo anche Tommaso nel segno che vede, afferma una realtà immensa, che va oltre il visibile e il comprensibile: nella persona di Gesù, vivo di fronte a lui, riconosce il suo Signore e il suo Dio, così come, nel segno della testimonianza dei discepoli, avrebbe potuto riconoscere l'evento sorprendente della risurrezione di Cristo. Questa logica del segno e della testimonianza appartiene al cammino della fede, di ogni discepolo, di ogni tempo, e in questa luce, le parole di Gesù a Tommaso possono essere riferite a noi credenti dell'oggi. La chiamata alla fede è chiamata a questa beatitudine di chi crede, senza aver visto, non nel senso di una fede evanescente, e senza ragioni, ma nella prospettiva di una conoscenza reale, in cui, partendo da dei segni che toccano gli occhi e l'animo dell'uomo, si giunge a percepire una Presenza viva, inafferrabile secondo le nostre misure, eppure operante. Per Tommaso il primo segno da guardare erano i suoi amici, percossi e trasformati dall'incontro, e nella scena conclusiva il Risorto stesso diviene questo segno, nel quale l'apostolo riconosce la presenza del Dio fatto carne; per i credenti che sono sfidati dall'incredulità e dallo scetticismo moderno, e che non appartengono più alla generazione di coloro che hanno visto il Signore risuscitato, Cristo continua a farsi presente e a mostrarsi nel segno dei suoi testimoni, di uomini e donne che, nel grande popolo nato dalla Pasqua, fanno trasparire, nella loro esistenza, una tale bellezza e novità di vita, che provoca la libertà dell'uomo a riconoscere l'opera di un Altro. Così, pur non vedendo, è possibile toccare le tracce del Risorto e del suo passaggio nella storia, oggi, come duemila anni fa: nella grazia della fede, i credenti affermano la realtà di una Presenza, che si sottrae allo sguardo diretto, ma si offre nei segni che è possibile vedere e accogliere.Corrado Sanguineti

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