La parola
stampa

IV Domenica di Pasqua, Gv 10, 1-10

Io sono la porta delle pecore

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza».

Dio, in Gesù, realizza le antiche profezie: è lui il Cristo, il Messia, il Pastore, che, tuttavia, non è stato riconosciuto ed accolto, se non da una minoranza del popolo di Israele. Altri ne hanno causato la crocifissione.
Tuttavia rimane sempre la possibilità di conversione, di redenzione dal peccato - mediante l’accoglienza del dono del Battesimo - e la possibilità di santificazione mediante il dono Spirito Santo.
Questi doni Gesù li ha conquistati per l’umanità a prezzo del suo sangue innocente.
Egli è il buon pastore – non un guardiano prezzolato – il quale guida le pecore che ascoltano la sua voce. Egli, anzi, è la porta attraverso cui le pecore trovano la difesa e il ristoro dell’ovile.

Gerusalemme, festa dell’anniversario della dedicazione del tempio. Gesù ha appena guarito, in giorno di “sabato”, un cieco nato. Ovviamente ha suscitato le rimostranze dei farisei, ai quali egli ha risposto vivacemente, denunciando la loro inescusabile “cecità”, che rifiuta le prove della sua divinità.
In questa atmosfera polemica si colloca il prosieguo del suo discorso, con andamento particolarmente solenne, siglato per due volte in breve spazio dall’espressione “in verità in verità vi dico”, che ha valore di dichiarazione autorevole o addirittura giurata e non un semplice raccontino folkloristico.
La similitudine si richiama alla vita quotidiana: fuori dell’abitato un muro a secco coperto da frasche, delimita l’ovile. Il pastore si fa sulla porta, riconosciuto dal guardiano, e con richiamo personale fa uscire il gregge, che per lui non una massa indistinta, ma ogni pecora ha la sua speciale attenzione, significata in nomignoli caratteristici.
Ed esse “riconoscono la sua voce e lo seguono” docilmente, sul tragitto verso il pascolo. Non seguono invece, ma anzi fuggono, voci sconosciute. Voci di chi – “ladro e brigante” – può essere entrato, non dalla porta, ma scavalcando il recinto.
Approfondendo maggiormente l’allegoria, Gesù si dichiara “porta” che dà accesso alle pecore o lo preclude.
Il suo gregge non può avere completa sicurezza – è il senso dell’espressione ebraica “entrare e uscire” – e pascolo assicurato, se non attraverso lui.
Tutti gli altri che si siano già proposti o si vorranno proporre come conduttori del suo gregge, ma in dissonanza con Lui, sono da considerarsi “ladri e briganti”, i quali fanno irruzione esclusivamente “per rubare, uccidere e distruggere”.
Solo Gesù è “venuto” appositamente perché le pecore, non soltanto “abbiano la vita”, la vita che si realizza in verità e amore e che egli partecipa loro, ma “l’abbiano in abbondanza”.

Io sono la porta delle pecore
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento