La parola
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I lettura di domenica 7 maggio - V di Pasqua

Anno C - Scelsero sette uomini pieni di Spirito Santo

I lettura di domenica 7 maggio - V di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
At 6,1-7

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell'assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».
Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

Appena iniziata la loro missione i Dodici registrano un incremento – forse inatteso – della prima comunità cristiana, a Gerusalemme. Nell’ambito dell’assistenza caritativa intrapresa, le vedove sono la parte debole della popolazione; specialmente le straniere – “elleniste” – che più facilmente vengono “trascurate” dalla assistenza pubblica ebraica. Le rimostranze non tardano. Urgono provvedimenti da parte di chi ha la responsabilità della Chiesa, gli Apostoli.
Questi inoltre sono consapevoli che il tempo dedicato all’assistenza è sottratto all’annuncio della “parola di Dio” e mentre per tale annuncio – loro primo impegno imprescindibile – essi hanno avuto mandato specifico da Gesù, non così è stato per altre attività, le quali dunque possono essere svolte da altri, appositamente delegati. Agli “eletti” – probabilmente con votazione – gli Apostoli, “dopo aver pregato” per invocare l’avvallo divino alla loro iniziativa, “impongono le mani” sul capo: gesto che indica la volontà di riservare una persona ad un mandato, di affidarle una missione particolare, invocando la divina assistenza; gesto che diventerà tipico di ogni consacrazione ecclesiale. I Dodici possono dunque possono dedicarsi alla liturgia – “la preghiera” – e al “ministero della Parola”: due ruoli non delegabili.
In conseguenza anche di ciò viene rilevato l’accrescersi del numero dei nuovi credenti, tra i quali – fatto indubbiamente sintomatico – anche molti “sacerdoti”dell’ebraismo.

Fonte: Il Cittadino
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