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I Vangeli nell'arte - La Pentecoste

L’effusione dello Spirito Santo rappresentata in alcune grandi opere

I Vangeli nell'arte - La Pentecoste

I Vangeli parlano dell’effusione dello Spirito Santo da parte di Gesù in occasione delle apparizioni agli Apostoli dopo la Resurrezione; negli Atti degli Apostoli, invece viene narrato un preciso episodio, avvenuto dieci giorni dopo l’Ascensione. Il gruppo dei più stretti discepoli di Gesù aveva preso l’abitudine di riunirsi in una casa di Gerusalemme, con la precauzione di chiudere bene le porte, temendo arresti o interrogatori a causa della sparizione del corpo del Nazareno.
Una di queste riunioni avviene in coincidenza con la festa ebraica della Pentecoste, sette settimane dopo la Pasqua.
Vi partecipano la Madonna e gli Apostoli, tornati ad essere dodici in seguito alla scelta di Mattia come sostituto di Giuda.
Con un fragore di tuono, la sala viene attraversata da un vento impetuoso, e sulle teste dei presenti scendono lingue di fuoco. Lo Spirito Santo, disceso sugli Apostoli, dà loro la facoltà di esprimersi in tutte le lingue del mondo: la presenza di pellegrini stranieri in quel periodo a Gerusalemme dà modo di verificare immediatamente e in modo sorprendente l’efficacia del prodigio.
Nel Vangelo di Giovanni Gesù promette agli apostoli che il Padre manderà uno Spirito Consolatore, “un altro Paraclito”, “lo Spirito della verità che procede dal Padre” (Gv.14,16; 15,26). Lo stesso concetto è espresso nel Vangelo di Matteo a proposito della predicazione di Giovanni Battista, “egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Mt.3,11).
Il brano degli Atti (2,2-4) che parla della Pentecoste descrive quel momento come un vento impetuoso e delle lingue di fuoco che si sdoppiano e si vanno a posare sugli apostoli. Ma cosa è questo vento?
In ebraico, all'inizio della creazione (Gn. 1, 2) viene chiamato Rûah- רוח (sostantivo femminile che compare 378 volte nell'Antico Testamento), che significa soffio, respiro, ma anche il suono stesso che fa il vento.
Questo vento, però, non si limita solo a soffiare, ma mette in movimento qualunque cosa tocca, un movimento che genera vita.
Attraverso questa Rûah, Dio crea: "dalla parola del Signore furono creati i cieli e dal soffio (rûah) della sua bocca ogni loro schiera"(Salmo 33,6).
La fiammella di fuoco simboleggia proprio questa forza creatrice è rinnovatrice che la Parola di Dio compie e che viene donata ad ognuno di noi.

È dunque Cristo il personaggio principale della Pentecoste e anche da Atti 2,33 si deduce che la luce che investe gli Apostoli è emanata dal Risorto; tuttavia nelle rappresentazioni della Pentecoste il Figlio di Dio non compare mai.

I raggi o le lingue di fuoco generalmente provengono da una colomba, simbolo dello Spirito Santo e talvolta assumono la forma di nastri o funi che si fermano su ciascun apostolo; raramente la colomba è sostituita dalla mano di Dio, ma a volte i due simboli possono essere riuniti, come nel chiostro di Santo Domingo de los Silos, dove la colomba, affiancata da due angeli e sormontata dalla mano divina, emerge dalle nubi raffigurate da linee sinuose.
In certe miniature bizantine, inoltre, lo Spirito Santo non scende direttamente sugli apostoli, ma sul trono dell’etimasia, dove sta il Libro dei Vangeli ed è da lì che scaturiscono i raggi.
L’etimasia con la colomba posta sopra il trono e i raggi di luce c’è anche nel mosaico della cupola della Pentecoste nella Basilica di San Marco a Venezia
La navata centrale della chiesa narra la storia della salvezza cristiana: alzando lo sguardo, troverai due delle cupole più famose della basilica.
La cupola dell’Ascensione ospita un cerchio stellato dove al centro c’è Cristo, portato verso l’alto da quattro angeli in volo. Al di sotto, fra gli alberi dorati che rappresentano il mondo terreno, ci sono i dodici Apostoli con la Vergine Maria.
La seconda è la cupola della Pentecoste (mosaici del XII secolo): attorno ci sono solo gli apostoli e fra essi Paolo, posto di fronte a Pietro.
Nella rappresentazione della Pentecoste del ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni (1304-1306) Giotto inserisce la rappresentazione in un padiglione gotico.
Lo Spirito Santo si manifesta sotto forma di raggi luminosi. Pietro si rivolge verso lo spettatore: nell’ultima scena il ciclo, riferita all’inizio dell’azione della Chiesa, il fedele viene così chiamato direttamente in causa. Gli Apostoli sono di nuovo dodici: poco prima della Pentecoste, dopo un ballottaggio con Giuseppe il Giusto, era stato scelto Mattia.
La tela con la “Pentecoste” di El Greco (1604-1614) conservata al Museo del Prado è composta dalla parte superiore della pala d'altare.
Come in molte altre sue realizzazioni, El Greco organizza la composizione sulla base di un triangolo invertito.
La scena ruota intorno alla Vergine Maria, Maria Maddalena e gli Apostoli. Sullo sfondo c'è la colomba dello Spirito Santo, irradiante una luce, che illumina l'intero palcoscenico ed i costumi dei personaggi.

Nella foto: Padova, Cappella Scrovegni, Giotto, Pentecoste, 1304-1306

Fonte: Il Cittadino
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