La parola
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XV Domenica Tempo Ordinario (Anno C), (Lc 10, 25 - 37)

Chi è il mio prossimo?

A ll'uomo che indaga su se stesso e attorno a sé, per scoprire il giusto comportamento da avere , cioè il comportamento che realizzi il suo essere nei rapporti col Creatore, Dio offre, nella sua benevolenza, il progetto vero: la legge.

La obbligatorietà della legge scaturisce dalla sua verità, che si identifica con la volontà divina. Ossia: la volontà divina è obbligante perchè è vera, ancorché non sia evidente per l'uomo.

Chi è  il mio prossimo?

A ll'uomo che indaga su se stesso e attorno a sé, per scoprire il giusto comportamento da avere , cioè il comportamento che realizzi il suo essere nei rapporti col Creatore, Dio offre, nella sua benevolenza, il progetto vero: la legge.

La obbligatorietà della legge scaturisce dalla sua verità, che si identifica con la volontà divina. Ossia: la volontà divina è obbligante perchè è vera, ancorché non sia evidente per l'uomo.

La legge divina pertanto costituisce la via per andare a Dio.

Ed è strutturata in corrispondenza con le possibilità dell’uomo, le quali, dopo il peccato originale, sono state ripristinate da Cristo.

Cristo pertanto perfeziona il dettato dell'antica legge, dilatando i confini dell'amore, che nell'osservanza della legge si esprime con verità.

Un esperto della legislazione mosaica interpella Gesù, polemicamente, “per metterlo alla prova”, cioè tentando di comprometterlo: infatti gli scribi, i legisti, spesso discutono sulla preminenza dell'uno o dell'altro dei 613 precetti di cui hanno fatto elenco, enucleandoli dal Pentateuco.

L’interpellante vuol sapere da che parte stia Cristo, chiedendogli di pronunciarsi sul precetto indispensabile al conseguimento della “vita eterna”. Gesù ribalta la domanda: “tu che cosa trovi scritto nella legge?” Lo scriba risponde, mettendosi al sicuro: cita la preghiera che l'israelita deve recitare mattino e sera – lo “Shemà Ishrael”-“Ascolta Israele” – in cui è riferito il passo del Deuteronomio (6, 4-9) con il comandamento dell'amore verso Dio, cui si ag¬giunge la citazione del Levitico (19,28) che prescrive l'amore verso il prossimo.

Gesù, il quale ha fatto suo il duplice comandamento (con intensità “nuova”), approva la risposta.

Ma gli scribi stanno pure discutendo sul senso da dare alla espressione “prossimo”: chi è da considerarsi “prossimo”? La redazione di Luca inserisce – in esclusiva – la parabola del “buon samaritano”, alla quale Gesù dà vita, collegandosi, molto probabilmente, ad un fatto realmente accaduto (l'andamento della narrazione lo fa supporre) non soltanto per chiarire il concetto di “prossimo”, ma per affermare la dilatazione dei limiti dell'amore verso il prossimo oltre... ogni limite convenzionale, costituito allora entro il clan, la tribù, il popolo giudaico.

Il comportamento del samaritano, straniero e scismatico rispetto al malcapitato, offre questa dimensione: oltre il limite convenzionale.

Cristo però, concludendo il racconto, prende ancora in contropiede lo scriba: questi gli ha chiesto chi si deve conside-rare “prossimo”, Gesù illustra icasticamente – facendo dare la risposta dallo stesso interpellante – come e di chi egli debba sentirsi “prossimo”. Il problema, cioè, non è tanto di sapere chi sia il nostro prossimo, quanto di farci prossimo, di “essere prossimo”, fattivamente vicino a chiunque.

La legge – compendiata nell'amore a Dio e al prossimo per amore di Dio – allora è completa. E’ così che si “eredita la vita eterna” , si incontra Dio.

Giulio Venturini

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