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Recovery Plan: l’Italia sotto la lente europea

Chiesti interventi su pubblica amministrazione, pensioni e giustizia

La Commissione europea ha diffuso l'aggiornamento delle linee guida per accedere ai fondi del Recovery Fund che valgono per tutti i paesi, ma che sembrano perfettamente costruite sul "caso Italia". Queste linee si basano principalmente sul rafforzamento dei vincoli che legano la reale erogazione dei fondi alla contestuale realizzazione delle riforme considerate indispensabili per mettere in moto l'economia e la ripresa del nostro paese. Per poter finalmente disporre dei 209 miliardi di euro di risorse messe a disposizione dall'Europa Bruxelles ci chiede di procedere rapidamente con l'ammodernamento della Pubblica amministrazione e della giustizia, con una riforma delle pensioni e con misure per aumentare la competitività del Paese e del suo tessuto produttivo.
La Commissione, di fronte alle incertezze politiche e tecniche che l'Italia sta affrontando per la stesura del Recovery Plan, che ad oggi hanno portato alla redazione di un piano che non ha sostanza e coerenza, si è trovata costretta a dover sottolineare che i programmi nazionali dovranno guardare alle raccomandazioni Ue 2019 e 2020 e che i Paesi membri devono fornire spiegazioni dettagliate su come verranno affrontate le misure proposte, e in che modo le difficoltà verranno risolte. Il Commissario europeo all'economia Paolo Gentiloni ha ricordato che il Piano deve essere "rafforzato" e Valdis Dombrovskis, vice presidente della Commissione europea, ha ribadito che la grave instabilità politica in Italia non deve distrarre dal completamento del lavoro ancora indispensabile per poter accedere alle risorse europee: "L'Italia ne è il maggior beneficiario e bisognerà assicurarsi che i fondi arrivino, dato che sono molto importanti per la ripresa in Italia".

Uno dei temi più gravi che l'Ue chiede a Roma di affrontare è quello del "debito pubblico" che può essere risolto solo mettendo in campo i provvedimenti necessari per aumentare la crescita del Pil con l'aumento della produttività e della competitività che passa attraverso una riforma radicale della burocrazia, della giustizia e della politica pensionistica. Purtroppo nell'ultima bozza del Recovery Plan per ora si trovano solo dei vaghi richiami su questi temi in particolare su giustizia, concorrenza e mercato del lavoro.

L'Fmi ha tagliato le stime di crescita del nostro paese per quest'anno con il Pil che aumenterà solo del 3 per cento contro la vecchia previsione di un 5,2 % dell'ottobre scorso avvicinandosi al dato diffuso da Bankitalia nei giorni scorsi che indicava un incremento del 3,5 per cento molto inferiore a quello del governo, che nella relazione allo scostamento di bilancio continua a definire un valore del 6 per cento "non irrealistico".
Le agenzie di rating Fitch e Moody's minacciano apertamente il declassamento del nostro paese in caso di fallimento sul Recovery Plan anche sulla base delle indicazioni di molte cancellerie europee che sottolineano come sia per noi indispensabile sbloccare la crisi per mettere fine ad una forte preoccupazione.
Il presidente dell'Europarlamento David Sassoli ha dovuto ribadire: "L'Unione ha paura della crisi di governo italiana e si aspetta che ne esca con un forte spirito europeista"; Paolo Gentiloni ha riconfermato che "Per l'Italia il Recovery è l'occasione della vita" e che i fondi all'interno del Next Generation Eu da 750 miliardi "devono essere usati non solo per riparare i danni della pandemia, ma anche per affrontare i punti deboli che abbiamo da molto tempo , in poche parole, per le riforme".
La situazione dell'Italia è così incerta e preoccupante che anche la presidente della Bce Christine Lagarde è stata costretta a ricordare a tutti i governi, pensando però all'Italia, che è necessario "rendere operativo il Piano senza ritardi.
Recenti analisi hanno messo in evidenza un altro grave aspetto degli effetti della pandemia da Covid19, ossia la possibilità che il virus possa creare una "diseguaglianza globale" ancora più marcata.
Partendo dalla situazione attuale, in cui i più ricchi hanno già quasi superato gli effetti della pandemia mentre per i più poveri saranno necessari almeno dieci anni per tornare al tenore di vita pre-crisi, si può stimare che nel 2030 almeno mezzo miliardo di persone in più vivranno sotto la soglia della povertà con un reddito inferiore a 5,50 dollari al giorno.

Fonte: Il Cittadino
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