Testimoni della vergogna
Lavoro, povertà, migranti: attualità drammatica
Testimoni del Risorto o testimoni della vergogna! Abbiamo assistito in questi giorni a fatti non più tollerabili che, scrollati dalle pagine dei giornali e dei social, finiscono nel dimenticatoio e nella indifferenza.
Che importa se un bracciante schiavizzato perde un braccio e muore (tanto ci saranno altre braccia) non potendo più contribuire a far pervenire sulle nostre tavole buoni frutti di stagione! Come noto un lavoratore su quattro non è in regola, il 70% è costituito da persone extracomunitari che lavorano 8-9 ore al giorno, con punte di 14 ore. La paga in media è di trenta euro… ripuliti della parte che si prendono gli intermediari! E molto spesso nell’Agro Pontino sono schiavizzati anche i bambini, per una manciata di euro!
Che importa se migliaia di persone continuano a morire annegate o uccise dalla fame nella speranza di vita! Nella preghiera “Morire di speranza”, proposta come tradizione dalla Comunità di S. Egidio, sono stati elencati numeri impressionanti, magari noti ma ignorati dai più. E non si muore solo in mare!
Che importa se a Genova ci sono 30 mila persone in povertà assoluta, circa 1.000 persone senza dimora e 1 bambino su 5 è povero, come rilevato dai Centri di Ascolto Vicariali e riportato nelle anticipazioni del Rapporto sulla Povertà diffuso la settimana scorsa dalla Caritas diocesana! Altro che futuro! Ma intanto ci pensano la Caritas e le buone persone!
Che importa se il reddito di cittadinanza - che nella sua incompletezza aveva dato respiro a tanti nuclei familiari - è stato sostituito da misure che non stanno dimostrando almeno la stessa resa!
Eppure proprio il reddito di cittadinanza è stato il frutto di una lunga battaglia promossa nel 2013 da Alleanza contro la povertà in Italia che riunì oltre 35 organizzazioni - tra realtà associative, rappresentanze dei comuni e delle regioni, enti di rappresentanza del terzo settore e sindacati - guadagnando il sostegno di un’ampia base sociale a favore di chi vive condizioni d’indigenza.
Una simile Alleanza non era mai stata costruita in Italia: è un grande esempio di partecipazione che in questi giorni ci porta a tener conto di quanto si discuterà alla cinquantesima Settimana Sociale dei cattolici (Trieste 4-7 luglio).
Abbiamo già parlato sulle pagine del Cittadino della portata di questo momento di dialogo e (speriamo) di azione che ha nel suo vocabolario parole fondamentali quali partecipazione e democrazia. Non è roba da salotti di intellettual-cattolici. Dovrebbe essere una presa d’atto e una rivoluzione per quanti si fregiano del titolo di cristiani, di cattolici e per quanti hanno a cuore, nella democrazia, le sorti di tutte le persone, ad iniziare dalle più fragili.
Eppure: se ne parla diffusamente nei nostri “territori” ecclesial-cattolici?
La drammaticità dei fatti accennati (ai quali dovremmo aggiungere un'altra catena di indifferenza che tollera gioco d’azzardo, dipendenze e violenze, corruzioni e incoerenze di ogni genere, tutte cause di ingiustizia e povertà) non riguarda solo una parte ma tutto il mondo cattolico. Tutto e tutti in relazione! Nel mondo che allo stesso tempo si manifesta complesso e frammentato è più che mai urgente una visione globale, non settoriale.
Occorre ricostruire le condizioni della partecipazione popolare e del confronto: non è facile partecipare alla vita democratica ma è obbligatorio, se davvero c’è un desiderio condiviso di giustizia e pace, di mettere al centro la persona. Già la persona! È questa che conta o il prevalere dell’io sul noi? Certi accadimenti ci dicono che purtroppo non ci interessano e non vediamo tante persone che sono dietro ai numeri e alle tragedie che commuovono ma non muovono le coscienze.
Come recita il documento preparatorio della Settimana Sociale, occorre recuperare il potere, non nel senso cui ci siamo abituati e che lasciamo gestire da maggioranze che maggioranze non sono perché campano sull’assenza di partecipazione, drogata di indifferenza. Potere inteso come poter essere, poter fare, poter cambiare.
Ovvero assunzione di un cuore responsabile che non vuole essere testimone passivo di tragedie e ingiustizie ma che è capace di riattivare esperienze comunitarie, ricadute sociali, impegno corale e di generare cittadini con uno sguardo lucido e ampio sui fattori che ostacolano e frenano la partecipazione. Partecipare ad un’azione sociale nella prospettiva del bene comune crea coesione e ci domanda di cambiare le regole del gioco a favore delle persone e non del potere fine a stesso o ad interessi di parte.
Domandiamoci: il disinteresse al sacro (spesso rassegnato o inconsapevole) che alberga nei nostri territori non è forse la causa della globalizzazione della indifferenza e del proliferare di tante storture? Non coltivare il giardino che ci è stato affidato significa lasciare spazio alle tante zizzanie del nostro tempo.
Domandiamoci se quando usciamo dalle nostre liturgie cresce il senso del noi e del bene di tutti, si rafforza la coscienza del nostro essere per testimoniare verità e rendere ragione della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,8-17) o se ci voltiamo dall’altra parte nello spirito del “speriamo che io me la cavo”?
Per concludere, fedeli al titolo di questo scritto, è bene stimolarci ad una ulteriore domanda, la stessa che pone papa Francesco al n. 64 dell’enciclica Fratelli tutti, in relazione alla parabola dal Buon Samaritano: «Con chi ti identifichi? Questa domanda è dura, diretta e decisiva. A quale di loro assomigli? Dobbiamo riconoscere la tentazione che ci circonda di disinteressarci degli altri, specialmente dei più deboli.
Diciamolo, siamo cresciuti in tanti aspetti ma siamo analfabeti nell’accompagnare, curare e sostenere i più fragili e deboli delle nostre società sviluppate.
Ci siamo abituati a girare lo sguardo, a passare accanto, a ignorare le situazioni finché queste non ci toccano direttamente».
Da che parte stiamo? Dalla parte dei trafficanti di persone, di armi, di denaro, di false informazioni, di idee e proposte che favoriscono accentramento di potere, divisioni, disuguaglianze o dalla parte del Risorto, del Vangelo, della Vita tutta intera?
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