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Il primo uomo

Regia di Gianni Amelio.
Durata 98 min.

Il primo uomo

Regia di Gianni Amelio.
Durata 98 min.

Siamo alla fine degli anni Cinquanta e lo scrittore Jacques Cormery arriva in Algeria dopo tanti anni vissuti in Francia. Algeri è la sua città e per lui questo ritorno significa ritornare a contatto con le sue radici, alla ricerca del padre che non ha mai potuto conoscere, e ripensare alla sua infanzia vissuta in povertà e senza il padre, solo con la madre e la nonna, peraltro molto severa. Ma il suo ritorno è funestato dalla guerriglia che divampa tra la Francia e - all'epoca - la colonia. Film commovente in cui si mescolano l'infanzia di Albert Camus e dello stesso regista. Infatti il titolo stesso "Il primo uomo" rimanda al romanzo fortemente autobiografico che l'autore de "La peste" stava scrivendo prima di morire prematuramente in un incidente d'auto e che sua figlia Catherine ha poi fatto pubblicare. Nello stesso tempo, per Gianni Amelio, l'incontro con il libro è stato un modo per raccontare anche la propria infanzia, per molti aspetti simili a quella di Camus, poiché entrambi segnati dalla povertà, e connotata dalla forte presenza femminile. Lo stesso regista ha riportato molti dialoghi dalla propria storia personale, più ancora che dal libro di Camus.
Il film gioca su due registri storici differenti perché abbiamo il personaggio di Jacques quand'era bambino e Jacques adulto che compie un viaggio nel proprio passato, ma muovendosi nell'Algeria degli anni Cinquanta quando sono in atto le rivolte per l'indipendenza dalla Francia. In questo Gianni Amelio riesce a passare dalla rappresentazione della cosiddetta Storia - con la "S" maiuscola - alla storia quotidiana dimostrando grande tecnica ed eleganza di regia, senza cadere in sbavature e tempi morti. Sono comunque molti i temi e le riflessioni che "Il primo uomo" riesce a suscitare: non ultimo quello della presenza femminile e in questo senso, per Amelio è quasi una novità, perché se nelle sue opere precedenti - da "Il ladro di bambini" a "Le chiavi di casa", il rapporto è quello tra padre e figlio - qui quello che emerge è la presenza preziosa e determinante della donna: sia attraverso la figura della nonna piuttosto severa (che per forza di cose sostituisce il padre che non c'è più) e quella dolcissima della madre. Un film poetico e carico di suggestioni, in cui ciò che conta sono le tematiche familiari e il senso dell’identità.
 

Allegato: carlo_alberto.pdf (668,30 kB)
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