La parola
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1a domenica d’Avvento, Ger 33,14-16

La vostra liberazione è vicina

Due settimane fa abbiamo letto la versione di Marco dello stesso discorso, che ora ci viene riproposto all'inizio dell'Avvento, del nuovo anno liturgico in cui saremo accompagnati dalle pagine dell'evangelista Luca. Abbiamo già visto come si tratti di un discorso importante sulle 'cose ultime' (escatologia), cioè sulle realtà definitive, che non passano, fondamentali per capire e vivere bene la nostra vita di credenti.

La vostra liberazione è vicina

Due settimane fa abbiamo letto la versione di Marco dello stesso discorso, che ora ci viene riproposto all'inizio dell'Avvento, del nuovo anno liturgico in cui saremo accompagnati dalle pagine dell'evangelista Luca. Abbiamo già visto come si tratti di un discorso importante sulle 'cose ultime' (escatologia), cioè sulle realtà definitive, che non passano, fondamentali per capire e vivere bene la nostra vita di credenti. Ricorderete come il discorso si articoli sotto forma di risposta di Gesù ad una domanda precisa degli apostoli sul 'quando verrà la fine' e 'quali saranno i segni' che accompagneranno gli ultimi giorni. Gesù però anzitutto corregge il tiro, e ammonisce i suoi, quindi anche noi, di non lasciarsi ingannare. Quando viene scritto il Vangelo, molto probabilmente la distruzione della città santa e del Tempio ad opera dei Romani, nel 70dC, era sotto gli occhi di tutti. Ma la fine dei tempi, aspettata insieme a quell'evento tragico, non era venuta. Ecco perché anzitutto Gesù invita ad una corretta lettura dei segni, senza preoccuparsi troppo dei tempi. Alla preoccupazione del quando, Gesù sostituisce un'attenta lettura dei segnali che la storia e la natura ci offrono. Guerre, malattie, famiglie divise, persecuzioni e tutti gli altri mali del mondo non sono segni che il mondo è al suo termine cronologico, bensì che il mondo è entrato nella sua fase finale con l'Incarnazione di Cristo. La fine della città santa deve diventare un ammonimento per tutti: era stata avvisata dai profeti, era stata preparata da Dio stesso ad accogliere il suo Messia, il Salvatore, Unto da Dio per la gloria di Israele e la luce di tutte le nazioni pagane. Giunto il tempo della visita, la città non aveva riconosciuto il portatore della Pace e della Salvezza. La chiusura di Gerusalemme di fronte alla salvezza offerta da Dio tramite il suo Cristo, è ora segno ammonitore per tutti coloro che sono posti personalmente o comunitariamente di fronte allo stesso evento di salvezza, la visita del Messia, di Dio che si fa uomo. Ecco l'Avvento: la preparazione di un incontro, l'attesa della venuta, l'ascolto di tutte le voci profetiche che ci parlano del Messia. E' un tempo da dedicare all'ascolto della Parola, alla sua meditazione orante, per poter leggere la storia alla luce della vita e degli insegnamenti del Signore Gesù. Lo spavento, le ansie, le tribolazioni e la paura di cui parla questa pagina evangelica vengono assorbite dalla visione gloriosa del Figlio dell'Uomo, che compare sulla nube. La nuvola è segno della provenienza divina di questo Uomo, e la sua venuta svela la realtà delle cose. Gli Atti degli Apostoli ricordano che 'questo Gesù, che è stato di tra voi assunto al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo'(Atti 1,11). La signoria di Cristo è ora divenuta visibile, l'accoglienza nei confronti della sua parola è il giudizio che la storia attribuisce a se stessa. La nube per Luca fa da connessione tra l'Ascensione di Gesù e la sua venuta nella Parusia, la comparsa definitiva. Come ogni anno aspettiamo Gesù che farà la sua apparizione simbolica nei nostri presepi nel giorno di Natale, per sottolineare che tutta la nostra vita e tutta la storia attendono la venuta in pienezza del Re della gloria, dell'Uomo che ha saputo ridare gioia alla condizione umana, al Re Messia che ha fatto regnare nuovamente l'uomo nella sua dignità, nella pace universale. Tutte le difficoltà quotidiane, le sofferenze che affrontiamo come singoli e come popoli, come famiglie e come comunità, a volte sembra ci facciano piegare il capo sotto il peso della tristezza, o anche solo della serietà di una vita che spesso non fa sconti. Ma viene il momento in cui sentiamo l'invito divino a 'levare il capo'. Possiamo drizzare la testa in segno di speranza, sollevare gli sguardi verso Colui che è venuto nella carne, uomo tra gli uomini, e continua a venire e rendersi presente nelle nostre vite in molti e svariati modi. Egli ci parla di 'liberazione vicina': i segni che alcuni classificano come 'apocalittici' ossia rivelatori, e non di per sé terrificanti come si usa nell'accezione comune, inducono il credente alla speranza gioiosa. Non la fine spaventosa e cruenta del mondo si avvicina, ma la nostra liberazione! Come può infatti il credente essere spaventato dell'arrivo di Colui che ha atteso tutta la vita? Come può la chiesa-sposa essere terrificata dall'arrivo dell'amato Sposo divino? Come possono alcune sette ancora oggi spaventarci con false profezie di un Dio sterminatore, vendicatore e giustiziere quando la presenza di Dio per i suoi è come luce del sole, e tenerezza che asciuga ogni lacrima? (cf. Apocalisse 21,4 22,5). L'unico pericolo di cui siamo avvisati da Gesù infatti non è esterno, ma dentro di noi. 'State bene attenti a non appesantirvi…' 'Quel giorno', il giorno della venuta del Signore, può infatti giungere all'improvviso, soprenderci nelle nostre attività, coglierci di sorpresa. Per questo Gesù ci avverte di mantenerci sobri, attenti, vigilanti. Ci sono tante cose nella nostra vita che possono distrarci, appensantirci, rallentare le nostre reazioni, annebbiare le nostre percezioni. Tante situazioni possono contribuire a rendere spesso il nostro cuore, ossia insensibile, duro, ostinato, chiuso. Queste sono le situazioni da cui guardarci, non le notizie spaventose dei telegiornali-sciacalli, che girano il coltello nelle piaghe sanguinose di tante vite sbagliate. E' ciò che esce dal cuore che ci impedisce di rimanere morbidi e pronti ad amare, a soccorrere, a vedere Gesù che viene in ogni persona che ci viene incontro. E' spesso l'ansia che attanaglia il nostro cuore ad impedire di riconoscere il volto di Cristo che viene a noi nei fratelli che ci circondano. Ecco perché Gesù ci ricorda che il modo per mantenere il cuore desto, attento, sensibile e pronto ad amare è la preghiera. Una preghiera costante, calda, implorante scalda il cuore e lo mantiene vivo. Una preghiera profonda, meditativa, perverante rende acuto il nostro sguardo. Allora vedremo Gesù che viene, vivremo la vita quotidiana come Avvento. Grideremo con tutto il nostro cuore, insieme ai fratelli che incontriamo: Vieni, Signore Gesù!

La vostra liberazione è vicina
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