La parola
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7ª domenica di Pasqua (anno A), Mc 16,15-20

Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio

Il tempo pasquale che è segnato dalla celebrazione del Risorto e che raggiunge il suo culmine nella memoria del dono dello Spirito, ci conduce a rivivere, nella liturgia, il mistero dell'Ascensione del Signore: secondo il racconto di Luca all'inizio del suo secondo libro (Atti 1,1-11), quaranta giorni dopo la Pasqua, Gesù ascende al cielo, sotto lo sguardo stupito dei suoi discepoli.

Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio

Il tempo pasquale che è segnato dalla celebrazione del Risorto e che raggiunge il suo culmine nella memoria del dono dello Spirito, ci conduce a rivivere, nella liturgia, il mistero dell'Ascensione del Signore: secondo il racconto di Luca all'inizio del suo secondo libro (Atti 1,1-11), quaranta giorni dopo la Pasqua, Gesù ascende al cielo, sotto lo sguardo stupito dei suoi discepoli. Siamo di fronte ad un evento, che tuttavia affonda la sua verità nel cuore stesso di Dio, perché, in realtà, Cristo già nella risurrezione conosce una glorificazione del suo essere e la sua Pasqua è davvero un passaggio radicale e irreversibile alla vita, alla pienezza della vita eterna e senza fine. Tuttavia, proprio per dare un segno ai suoi discepoli, che ormai siamo entrati in un tempo nuovo, che è il tempo della Chiesa, il tempo che ora ci è dato di percorrere nella fede, nella sua ultima apparizione esprime il suo stato glorioso, inaccessibile alla vista e ai sensi dell'uomo, con il gesto dell'essere elevato al cielo. Anche il brano conclusivo del vangelo di Marco, offerto al nostro ascolto, ci presenta in modo sintetico il mistero di questa nuova condizione del Risorto: 'Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio'. Il linguaggio è evidentemente simbolico, ma ciò che viene espresso è un avvenimento reale, perché Cristo, vincitore della morte, vive ormai con la sua umanità trasfigurata in Dio, nel cielo, posto alla radice di tutte le cose, nel profondo di ogni essere, e partecipa della signoria totale del Padre; questa condizione di Gesù rende possibile una nuova presenza e un nuovo rapporto tra lui e noi. Per il Signore asceso al cielo, non esistono più barriere di tempo e di spazio, egli è capace di raggiungere ogni cuore e di entrare in contatto con ogni esistenza, egli si offre alla semplicità della nostra fede, del nostro riconoscimento, del nostro sguardo rivolto a lui: perciò, il mistero dell'Ascensione non è motivo di tristezza, non è il segno di un distacco e di una separazione tra Cristo e noi, ma è sorgente di gioia, perché è l'inizio di una presenza ancora più pervasiva ed efficace del Signore, nel tempo che va dalla sua Pasqua al suo ritorno. Una presenza operante, annunciata e sperimentata dai discepoli, fin dagli inizi della Chiesa, una presenza che può essere riconosciuta con la semplicità della fede, sapendo vedere e leggere i segni della sua azione, ieri come oggi. L'immagine finale che ci consegna il vangelo di Marco rappresenta la sorpresa di questa vita nuova che si manifesta nella testimonianza dei primi: 'Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l'accompagnavano'. L'Ascensione apre così il tempo della missione e rende possibile questa presenza attiva del Signore con i suoi, e con pochi tratti il vangelo indica gli elementi essenziali di ogni esperienza cristiana: da una parte c'è un annuncio, affidato a dei testimoni, c'è una Parola che proclama l'evento di Cristo crocifisso e risorto, unica salvezza offerta all'uomo, e dall'altra parte c'è l'opera del Signore che accompagna i suoi discepoli, e conferma il lieto annuncio con segni di grazia, di bellezza e di potenza. Sono certamente anche i miracoli, i prodigi che hanno sempre accompagnato la vita della Chiesa, la testimonianza dei suoi santi, ma sono anche segni di un'esistenza rinnovata, resa più pura, più lieta, da Cristo stesso, in coloro che lo accolgono e lo amano. Parola ed eventi, annuncio e segni, sono la struttura fondamentale della vita cristiana, della fecondità inesauribile della Chiesa, dentro tutte le fragilità e opacità dei suoi membri e della sua storia: l'Ascensione ci assicura che non siamo lasciati soli, orfani, da Cristo, nel dramma dell'esistenza, ma egli continua ad accompagnare i nostri passi, e se abbiamo gli occhi aperti e il cuore libero, possiamo riconoscere i segni della sua azione e della sua presenza all'opera, ed essere confermati e irrobustiti nella certezza del Signore vivente. Non celebriamo un Gesù assente e distante, ma Colui che ormai vive nel cuore della realtà e che non cessa di agire con noi e attraverso di noi con tutta la sua potenza di grazia.Corrado Sanguineti

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