La parola
stampa

II lettura di domenica 8 marzo - Dio ci chiama e ci illumina

II Domenica di Quaresima (anno A)

Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del Vangelo. 

Dalla prigionia – probabilmente in Roma – Paolo a Timoteo, che ha lasciato a guidare la comunità cristiana di Efeso, scrive allo scopo di incoraggiarlo a perseverare nella fede e nella missione affidatagli: “Ti ricordo di riaccendere il carisma divino che ti fu dato per mezzo dell’imposizione delle mani”, l’Ordinazione sacra (1,6).

Le difficoltà che Timoteo deve fronteggiare lo assimilano a lui, a Paolo, il quale sta soffrendo “per il Vangelo”. Timoteo quindi innanzi tutto non deve sentirsi solo (“anche tu soffri insieme con me”), inoltre il comportamento dell’Apostolo costituisce modello da imitare, non per il suo ascendente personale, ma per la certezza del sostegno che viene “dalla forza di Dio”.

È questo il motivo fondamentale di conforto per chi soffre la coerenza della fede e la dedizione alla missione. Paolo spiega che la “forza di Dio” è inerente alla salvezza, cui Dio ha chiamato per sua benevolenza, non in corrispondenza di meriti, di “opere” umane.

La “vocazione” è “santa” poiché si tratta di azione divina e perché finalizzata alla santità cui il redento è chiamato.

Ed è dipendente dalla volontà (“il suo proposito”) e dalla longanimità di Dio (“la sua grazia”). Il progetto divino è eterno, ma è stato realizzato con l’incarnazione di Gesù Cristo.

Ed è Gesù Cristo che ha reso consapevole l’uomo dell’opera salvifica (“solo ora è stata rivelata”).         

Tale opera è costituita dalla vittoria sulla “morte” – fisica, ma soprattutto spirituale conseguente al peccato originale – e dalla corrispondente instaurazione “risplendente” della “vita e dell’immortalità” spirituale e soprannaturale, mediante il “Vangelo”: questo inteso non semplicemente come messaggio, ma soprattutto come opera di Cristo.

Ecco pertanto i motivi decisivi di incoraggiamento a perseverare anche nelle difficoltà: “graziosamente” la chiamata di Dio alla santità, la vittoria sulla morte da parte dì Cristo e, ancora da lui, il dono della vita immortale.

Con queste garanzie, il credente che ha da temere dalle avversità?

Fonte: Il Cittadino
II lettura di domenica 8 marzo - Dio ci chiama e ci illumina
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento