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II lettura di domenica 26 dicembre - Sacra Famiglia

Sacra Famiglia (Anno c)

II lettura di domenica 26 dicembre - Sacra Famiglia

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

L’esclamazione imperativa – “Vedete” – con cui l’Apostolo esordisce trasuda stupore, meraviglia per profondità, impensabile, dell’amore paterno di Dio verso gli uomini che Lo accolgono: non soltanto “siamo chiamati”, ma davvero – “realmente” – siamo suoi figli.
Non semplicemente perché abbiamo avuto da Lui l’esistenza, ma perché – mediante la Grazia santificante del Battesimo – siamo stati generati alla vita soprannaturale, ossia partecipi della Sua vita. Consacrati da Dio stesso!
Una dignità affascinante, ineffabile. Una dignità che “il mondo” – l’umanità avversa a Dio – non riconosce, dato che già non ha voluto riconoscere – “non riconobbe” – Dio in Gesù Cristo.
Consacrati da lui inizialmente, siamo destinati ad una consacrazione perenne e piena, al momento ancora misteriosa, ma certa, che ci assimilerà a lui, in maniera più perfetta che nella creazione: quando “egli si sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”.
Consacrati dalla Grazia e dalla fede nei giorni terreni, consacrati dalla visione diretta nell’eternità. Come anche San Paolo rimarca: durante l’esistenza terrena noi percepiamo Dio attraverso le creature, “come in uno specchio” ,nella vita eterna “lo vedremo faccia a faccia” ( I Cr 13,12).
La consacrazione con cui Dio ci gratifica tuttavia non può essere realtà passiva, ma deve essere vissuta: compiendo la sua volontà, di cui l’osservanza dei comandamenti è espressione.
La consacrazione è dono dell’amore divino che dev’essere accolto e ricambiato.
Consacrazione nella fede in Gesù e consacrazione nell’amore, verso Dio e verso il prossimo, così come è delineato dai comandamenti.

Fonte: Il Cittadino
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