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II lettura di domenica 20 marzo - III di Quaresima

La collaborazione - Anno c

II lettura di domenica 20 marzo - III di Quaresima

Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

Paolo attira l'attenzione dei cristiani di Corinto sugli avvenimenti del popolo di Dio dell'Antico Testamento, i quali, oltre la realtà loro propria, hanno pure funzione didascalica, didattica per il Nuovo Testamento: sono “figura”, “tipo” del com-portamento richiesto al “nuovo Israele”.
La presenza efficace di Dio – simboleggiata visibilmente dalla “nube”, che guidava gli israeliti nell'Esodo e nel prodigioso guado del Mar Rosso, dalla manna miracolosamente provveduta (“cibo spirituale”) e dall' acqua fatta scaturire dalla rupe – è stata offerta a “tutti”, ma soltanto una parte dei beneficiari corrispose adeguatamente, Ragione per cui la “maggior parte” non giunse alla Terra Promessa. Come la nube e il passaggio del Mar Rosso prefigurano il Battesimo, la manna e l'acqua prefigurano l'Eucaristia, la roccia – metafora ricorrente per indicare Jahvè – prefigura Cristo, così l’atteggiamento degli antichi ebrei deve essere monito ai cristiani: Dio offre a tutti i mezzi della salvezza, ma questa non si attua senza la collaborazione, l'apporto dell'uomo, con il suo intelletto e la sua volontà.
Dio condiziona l'efficacia del suo intervento alla collaborazione umana. Gli ebrei più volte “mormorarono”, contestarono Mosè ed Aronne: l'angelo “sterminatore” li eliminò prima che giungessero alla terra di Canaan.
I cristiani debbono cogliere “l’ammonimento” di tutto ciò, soprattutto evitando sia presunzione che passività: “chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere”. Non è consentito crogiolarsi nell'illusione che la vita cristiana possa essere completa con la sola celebrazione rituale dei sacramenti, senza un adeguato e coerente e corrispondente impegno personale.
Nei doni di Dio c'è nulla di magico, tutto richiede la parte dell'uomo.

Fonte: Il Cittadino
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