La parola
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I lettura di domenica 12 marzo - III domenica di Quaresima

Dacci acqua da bere - ANNO A

Dal libro dell'Èsodo - Es 17,3-7

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d'Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va'! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d'Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?»

Gli Israeliti hanno già sperimentato la potenza e la paternità di Jahvè: tramite Mosè ed Aronne li ha liberati dalla schiavitù Egitto, li ha condotti prodigiosamente attraverso il Mar Rosso, ancora prodigiosamente ha provveduto al loro sostentamento con la manna e le quaglie, oltre ad averli guidati nel deserto di Sin sino a Refidim (da identificarsi con l'attuale Wadi Refaid).
La “mancanza di acqua” fa loro dimenticare tutto ciò. Protestano contro Mosè, accusandolo di averli condotti a morire. Mosè è il prototipo dell'intermediario. “L'intermediario – osserva un commentatore – è, come il popolo, dipendente dalla parola di Jahvè. Il suo collegamento non manifesta al disopra di quello del popolo. La vocazione dell'intermediario è quella del popolo. Perciò quando i! popolo si rivolge contro Mosè, si ribella contro la propria elezione, rappresentata nel suo ministero di mediazione, e quindi contro Dio stesso”.
E Mosè espone il problema a Dio. La risposta divina ignora l’atteggiamento ingrato e ribelle degli Israeliti: con magnanimità dà disposizioni a Mosè. L'ordine di utilizzare “il bastone con cui è stato percosso il Nilo” è già un segno che ciò che sta per accadere rientra negli interventi straordinari di Jahvè: infatti il bastone era stato usato, per comando divino, durante “piaghe” che avevano colpito l'Egitto. In particolare il riferimento al Nilo ricorda il prodigio dalle acque diventate sanguigne, quindi non potabili; ora invece il bastone servirà a procurare acque genuine. La presenza degli anziani, i quali hanno il compito di assistere Mosè nel governo del popolo, è destinata a garantire l'avvenimento con testimonianza autorevole ed ufficiale: “Io starò davanti a te sulla roccia, sull'Horeb; tu batterai la roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”. Mosè esegue e Dio mantiene la promessa.
Una tradizione rabbinica, in seguito, dirà che la roccia, da cui è scaturita prodigiosamente l’acqua, ha continuato a seguire il Popolo Eletto nel suo peregrinare nel deserto. Rifacendosi a quella tradizione, San Paolo ne traspone il significato sul piano eminentemente spirituale scrivendo: “Tutti bevvero la stessa bevanda spirituale; bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava e quella roccia era il Cristo” (I Cr. 10,4).

Fonte: Il Cittadino
I lettura di domenica 12 marzo - III domenica di Quaresima
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