La parola
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XVII domenica, Gv 6, 1-15

Distribuì pane e pesce ai presenti quanto ne vollero

La pagina di questa domenica è intessuta con una trama di riferimenti pasquali, tratti dal libro dell'Esodo.

Distribuì pane e pesce ai presenti quanto ne vollero

La pagina di questa domenica è intessuta con una trama di riferimenti pasquali, tratti dal libro dell'Esodo. L'altra riva del mare che ricorda il passaggio del mare all'uscita dall'Egitto, i segni che la folla vede e vuole vedere, il monte sul quale si reca Gesù con i suoi, la vicinanza della festa di Pasqua, ricordata anche dai particolari primaverili dell'erba verde e del pane d'orzo (in Deuteronomio 16,9 la festa di Pasqua coincide con l'inizio della mietitura dell'orzo), ma anche il mettere alla prova situazione tipica del tempo in cui Israele aveva attraversato il deserto, e la sazietà che veniva ricordata anche a proposito della manna, cibo che saziava ciascuno secondo il proprio fabbisogno e il proprio gusto. Sono particolari molto importanti, da tenere ben presenti in tutto lo svolgimento successivo di questo episodio dello 'spezzamento dei pani' e del successivo discorso esplicativo da parte di Gesù, che verrà proposto alla nostra meditazione domenicale per svariate domeniche, fino alla fine di agosto. L'analisi e la meditazione del capitolo 6 del vangelo di Giovanni ci devono portare ad un più grande amore e ad una più mistica ed esistenziale comprensione del mistero dell'Eucaristia che celebriamo ogni domenica. L'approfondimento di queste pagine evangeliche ci aiuti ad entrare in questo mistero, in modo da compiere il salto qualitativo che ogni cristiano dovrebbe compiere: dall'assistere passivamente e distrattamente alla messa, essere presenti cioè ad un rito, spesso incomprensibile anche perché non ci si impegna a capirlo, all'entrare responsabilmente nel mistero della donazione personale e totale di Cristo stesso, nella quale Egli ci vuole coinvolgere. Alla messa non si assiste: l'Eucaristia si celebra e si vive, è parte integrante ed importante della nostra vita, energia nascosta ed essenziale, comunione vitale con Gesù e con tutti gli altri partecipanti, condivisione piena di vita e di risorse, umane e spirituali. Con questo amore-timore ci accostiamo quindi a questo lungo ed importante capitolo, versione giovannea della comprensione e fede eucaristica della sua comunità. Il cristiano è stato liberato dal male, come Israele dall'Egitto, e si accinge a compiere con Gesù il salto definitivo, l'entrata nella terra promessa, la stipulazione definitiva del Patto, l'accettazione piena e responsabile dell'Alleanza che Dio aveva offerto sul monte nelle sue Dieci-Parole (Decalogo) e rinnova per sempre e di nuovo nel corpo di Gesù. Gesù 'mette alla prova' due dei suoi discepoli della prima ora, Filippo ed Andrea, provocando la loro riflessione. Attenzione: Dio nella Bibbia non tenta mai l'uomo. Il tentatore è semmai colui che cerca di sviare, mentre il tentare o mettere alla prova di Dio è sempre in vista di un discernimento, di un aprire gli occhi, e quindi di una difesa da chi vuole tentare-sviare. Gesù si accorge del bisogno della folla, a lui sta a cuore la gente, e sonda il cuore dei suoi: cosa offriremo loro? Hanno fame, hanno bisogno: da dove possiamo dare loro pane? Dobbiamo confessare che tanti di noi avrebbero risposto allo stesso modo. Filippo sembra già rassegnato: se anche solo uno tra la folla rimane frustrato, allora è inutile tentare! La prima comunità ha dei mezzi, ha dei soldi con i quali potrebbe comprare del pane, ma non basta. Bisognerebbe allora trovare benefattori, fare una raccolta di fondi, sollecitare coloro che hanno mezzi, chiedere, chiedere, chiedere… Alla sua anticipata constatazione di fallimento, fa eco Andrea, che introduce alcune mediazioni giuste: non una raccolta fondi, ma uno sguardo su ciò che possiamo ora offrire noi: così poco per tante persone! Cinque pani e due pesci, e qualcuno vuole vedere in questo la ricchezza offerta ai due popoli, Ebrei e pagani, dei Cinque libri della Torah, insegnamento e nutrimento della fede per eccellenza. Gesù sa ciò che sta per fare, ha una soluzione da proporre, mentre i due apostoli che pure lo hanno riconosciuto Maestro e Signore, non lo riconoscono ancora come Veggente apocalittico (che rivela cioè le cose come stanno) e Profeta (portatore di una parola che supera il limite umano), mediatore cioè in grado di offrire lo sguardo giusto sulla realtà delle cose, e proporre un gesto profetico alla sua chiesa. Gesù è il Profeta definitivo, che riprende il gesto del profeta Elia e di Eliseo (prima lettura). I pani e i pesci, insieme, nelle mani di un bambino, sono tutto ciò che ogni creatura umana può offrire, poiché non c'è niente che non abbiamo ricevuto da Dio, a prezzo della nostra ingegnosità ed abilità, pane coltivato ed estratto dal cereale, pesci abilmente pescati ma in genere 'trovati' ed offerti dalla natura stessa. Il poco per tutta quella gente è però il tutto del bambino, tutto ciò che ha, e quando tutto ciò che abbiamo (e abbiamo ricevuto) viene donato, diventa sufficiente per ciascuno, per una folla immensa: 'mangiarono a sazietà'. Tutti, in quanto ancora una volta il cinque x mille = cinquemila è una cifra simbolica di totalità, come i 'dodici canestri' avanzati, che rimandano alla dolce lettura estiva del libro di Rut. La nonna di Davide, antenata del Messia, riceve il cereale abbrustolito dal benefattore Boaz, mangia a sazietà, e mette da parte i pezzi avanzati; per il tempo del Messia e per il tempo del compimento futuro, dicono i rabbini nel Talmud. Ecco il segno offerto da Gesù Messia: non miracolo per stupire le folle, non prodigio che solo Egli sapeva compiere, tirando fuori da un cappello magico da cinque pagnotte pane per cinquemila, bensì segno e gesto profetico per i suoi, per noi, per la Chiesa: vivere l'Eucaristia è 'andare e guardare' secondo l'invito di Gesù (Mc 6, 38) 'quanti pani abbiamo', ed imparare a donare tutto ciò che siamo ed abbiamo. E' la logica dell'Eucaristia. Gesù è un 'condannato a morte' (Gv 5,18) che sa di esserlo, e accetta tale condizione come donazione totale di sé, per sfamare la fame di amore e di verità della gente. La comunità cristiana, ogni discepolo, celebra la sua Eucaristia, è seguace e testimone di Cristo quando dona totalmente se stesso senza calcolo, senza risparmiarsi, senza cercare altrove chi possa sfamare il bisogno immenso di amore e di verità del mondo.

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