La parola
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29a Domenica del Tempo Ordinario (anno C), Luca 18,1-8

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

Il vangelo di domenica scorsa si chiudeva con la parola di Gesù al lebbroso Samaritano, l'unico ritornato indietro per lodare Dio e ringraziare: "La tua fede ti ha salvato". Ora la breve parabola della vedova e del giudice iniquo esprime una qualità essenziale della fede che, nel tempo presente, ha la forma della domanda fiduciosa ed insistente, e la stessa parabola si conclude con l'interrogativo aperto: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".
In mezzo a questi due passi del racconto evangelico, Luca colloca la sua "piccola apocalisse" (Lc 17,20-37) che intende mostrare la tensione sussistente tra la presenza del Regno in mezzo a noi (Lc 17,21), nelle contraddizioni della storia, e la sua manifestazione piena alla venuta del Figlio dell'uomo.
Questo è il tempo della Chiesa, è il tempo che ora siamo chiamati a vivere, come discepoli che hanno già incontrato il Signore e possono riconoscere i segni della sua azione nella vita, e nello stesso tempo come credenti che percepiscono una sottrazione della presenza visibile del Risorto, che ormai vive, con la sua umanità glorificata, nel cuore di Dio, nel cuore stesso della realtà. Come vivere questo tempo, che si dipana nell'inesorabile fuggevolezza del presente? Come non perdere il respiro della speranza, nell'attesa certa e struggente della venuta del Signore? Come non restare sconfitti dalle smentite della storia, dalla potenza della menzogna e del male?
La risposta di Gesù fa appello ad una fede che si esprime nel gesto drammatico e umanissimo della preghiera, come supplica e come grido. Nell'introduzione alla parabola, Luca richiama la necessità di una preghiera continua, che non si stanca e non si scoraggia, perché conosce il volto autentico di Dio, che è ben diverso da un giudice disonesto, senza religione e senza pietà umana: la parabola, ovviamente, segue un procedimento "a fortiori" e paradossale, perché se perfino un giudice senza scrupoli e senza cuore si lascia vincere dalla supplica insistente di una vedova, che cosa mai farà Dio, che è il Padre svelato nel volto di Gesù? Il tempo di questa incessante preghiera è il presente, in quanto luogo del desiderio, ed è l'unico tempo dato alla nostra libertà, perché il passato non è più e il futuro non è ancora. Pregare è tenere il cuore rivolto all'essenziale, è desiderare l'unica Presenza che può davvero compiere la nostra attesa, ma pregare è anche fatica, lotta: tante volte, nella nostra fragile fede, il tempo della preghiera è un tempo pesante, affaticato, e ci sembra tempo perso, inutile. In realtà, la preghiera riscoperta nella sua verità, è gesto e dimensione che ci può accompagnare in ogni istante, e nella sua debolezza, ha una forza unica, che è appunto la forza del desiderio: "È un puro desiderio, povero e in grado di fare nulla. Proprio in questa nullità raggiunge il suo fine: attendere il tutto" (S. Fausti).
In mezzo alle fatiche dell'esistenza, la preghiera tiene viva l'attesa del Signore, che è venuto e che viene, ma ancora nascosto, e che sembra spesso non rispondere immediatamente, proprio per tenere desta in noi l'attesa di lui. Non a caso, nella parabola è una vedova che disturba il giudice disonesto, perché la vedova incarna una figura di assoluta povertà, non ha nessun bene per affrettare l'intervento in suo favore, è povera e disarmata, come appunto è il desiderio del cuore, e l'unica sua ricchezza è l'intensità e l'urgenza della sua domanda. Questa vedova può anche rappresentare la Chiesa a cui Luca consegna il suo vangelo, sposa, madre ma anche vedova, perché il suo sposo è stato sottratto al suo sguardo, come la nube che ha avvolto e nascosto il Signore nella sua ascensione al cielo, e la Chiesa percorre il suo cammino, fino ad oggi, avvertendo la nostalgia del suo Sposo, desiderando l'incontro faccia a faccia con il suo amato.
La fede autentica vibra di questa attesa, certa e lieta perché il Signore non lascia sola la sua sposa, e non fa aspettare a lungo i suoi eletti che gridano a lui, ma insieme piena di desiderio, perché chi ama si fa desiderare, e anche Cristo si offre e si ritrae continuamente nel cammino di ogni credente: non per un gioco insulso, ma perché vuole arrivare al momento dell'incontro definitivo come l'amato atteso e desiderato, e non come ospite importuno.

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui
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