La parola
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Benedetto colui che viene nel nome del Signore

Domenica delle Palme (25 marzo 2018)

Nell’Antico Testamento per bocca del profeta, Dio preannuncia l’avvento del suo “Servo” nella storia del Popolo Eletto, con la missione di confortare e rianimare; tuttavia dovrà vivere in condizione di perseguitato, fatto oggetto di violenza.

In effetti Cristo realizza in sé tale condizione, per propria scelta: rinuncia alla gloria, si umilia nella natura umana sino all’estrema conseguenza della morte ignominiosa.

Di ciò è documento la narrazione evangelica della Passione, destinata, in definitiva, a suscitare la fede nella sua divinità e quindi nell’efficacia salvifica delle sue sofferenze e della sua morte.

 

È noto che il primo nucleo della catechesi apostolica e quindi della successiva stesura evangelica è costituito dalla narrazione della Passione, morte e Risurrezione di Gesù. E’ altrettanto rilevabile come non si tratti di un resoconto protocollare, cronistico, ma di una sintesi storica, da leggersi in chiave teologica, con finalità parenetiche per la comunità cristiana.

Le pagine, che concludono il Vangelo, in realtà ne sono la parte originaria ed essenziale: infatti documentano i momenti supremi e decisivi della redenzione operata da Cristo. Per questo tale racconto è il più ampio e circostanziato, seppure non esauriente, di tutto il Vangelo.

Ogni evangelista riproduce pertanto la catechesi apostolica con particolari visualizzazioni e rimarchi.

La redazione di Marco è probabilmente la più antica ed anche la più vicina agli avvenimenti, vi traspare il contatto dell’evangelista con Pietro, teste oculare.

Una redazione descrittiva, che riporta, con semplicità ed immediatezza, la predicazione nella prima comunità cristiana, in cui l’evento centrale della salvezza è proclamato in modo da condurre ad un atto di fede, emblematicamente espresso dal centurione sul Calvario: “veramente quest’uomo era Figlio di Dio” (15,39). Così il “segreto messianico”, già affiorante nelle prime pagine del Vangelo di Marco e poi ribadito a varie riprese, viene finalmente in luce, con la inequivocabile dichiarazione di Gesù. Al sommo sacerdote, che lo interroga, nel Sinedrio: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”, egli risponde: “io lo sono!” (14,61-62).

L’esegesi di questi capitoli, sia pure succinta, imporrebbe a queste note un’ampiezza che non ci è tuttavia consentita dalla presente pubblicazione. Pertanto siamo costretti a tralasciarla.

Rammentiamo soltanto che il racconto di Marco si snoda sullo schema generale, comune agli altri evangelisti: l’introduzione, che include  elementi aventi lo scopo di illuminare e spiegare i fatti successivi; la “passione sacramentale”, incentrata nell’Ultima Cena e quindi nell’istituzione dell’Eucaristia; la “passione interiore”, rivelata dalla preghiera nel Getsemani e dall’abbandono dei discepoli; la “passione fisica”, che va dai giudizi contro Gesù da parte dei capi giudei, di Pilato e della folla, nonché di Pietro alle percosse, agli schiaffi, alla coronazione di spine, alla crocifissione, alla morte. Tutto in un crescendo tragico, condotto anche con crudezza.

Fonte: Il Cittadino
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